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Obama vuole 10mila siriani negli UsaMa finora ha fatto entrare solo quelli musulmani

Glauco Maggi
Glauco Maggi

Giornalista a NYC per Libero, autore di Figli&Soldi (2008), Obama Dimezzato (2011), Guadagnare con la crisi (2013), Trump Uno di Noi (2016). Politica ed economia. Autori preferiti: Hayek, M.Friedman, T.Sowell

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La politica meritoria di salvare la povera gente che nel mondo e' vittima di persecuzioni, guerre e fame non nasce oggi in America. Obama vuole ora pero' che gli USA accolgano 10mila rifugiati siriani nel 2016, e la coincidenza della specifica ed eccezionale apertura umanitaria verso la Siria con il forte clima di allarme antiterroristico diffuso tra gli americani dopo gli attacchi di Parigi e di San Bernardino ne ha fatto un caso politico. Il rischio che nel flusso migratorio dalle regioni a dominanza islamica si infiltrino agenti dell'ISIS o di Al Qaeda non e' piu' teorico ma vivo, alla luce delle due storie dei coniugi killer in California e del commando di “belgi” jihadisti in Francia, entrambe con provenienze dall'est islamico. La maggioranza dei governatori e dei parlamentari USA sono in allerta, ed esigono che i metodi di verifica di chi chiede l'asilo, o i normali visti di entrata, siano ben piu' efficaci di quelli che hanno fallito nel caso di Tashfeen Malik, la pakistana che dall'estero ha architettato matrimonio ed attentato professando la sua fede jihadista su Facebook senza essere scoperta.  I candidati presidenti del GOP Ted Cruz e Jeb Bush erano arrivati a chiedere, dopo Parigi, che i visti USA ai rifugiati dal Medio Oriente si limitassero ai siriani e agli iracheni cristiani, ma la risposta piu' drastica, si sa, e' venuta poi da Donald Trump che ha chiesto il temporaneo bando all'ingresso negli USA di tutti i musulmani non cittadini, profughi e non. Polemiche feroci sono scoppiate per la sua posizione volutamente discriminatoria, anche se Trump ha cercato di spiegare ripetutamente ai suoi tanti critici, repubblicani compresi, che “e' una questione di sicurezza, non di religione”. Ora pero', e sempre a proposito di “discriminazioni religiose” di fatto, e' venuta alla luce una statistica che sta facendo infuriare tutti i conservatori, ma che non ha provocato finora tra i liberal una pari indignazione. Il governo di Obama ha finora usato il contagocce nell'ammettere nel Paese, da quando la Siria e' nel caos della guerra civile, profughi siriani cristiani. In oltre quattro anni di crisi ne sono stati accolti solo 34, secondo i dati ultimi disponibili del Dipartimento di Stato. In percentuale si tratta del 2% dei 2100 rifugiati dalla Siria, una sproporzione evidente rispetto alla quota di cristiani siriani, che pesano per il 10% della intera popolazione. Lo stesso Trump aveva gia' sollevato il problema l'estate scorsa, quando disse in un comizio a Las Vegas: “Se uno e' dalla Siria ed e' un cristiano, non puo' entrare in questo paese, anche se i cristiani sono quelli che vengono decimati”. Le critiche al trattamento che l'amministrazione Obama riserva ai cristiani siriani sono destinate a intensificarsi nelle prossime settimane, perche' si sta avvicinando la conclusione di una inchiesta del Dipartimento di Stato che dovrebbe bollare come “genocidio” il gran numero di uccisioni di Yazidis commesse dall'ISIS, mentre le carneficine dei cristiani sembrerebbero non meritare la stessa condanna. Eppure, secondo Nina Shea, direttrice del Centro per la Liberta' Religiosa presso il pensatoio conservatore Hudson Institute, nel Califfato Islamico “i Cristiani e gli Yazidis sono come gli Ebrei nella Germania nazista. L'ISIS persegue deliberatamente l'obiettivo di eliminarli”. Gli Stati Uniti delegano all'ONU, che gestisce i campi di prima accoglienza dei profughi nelle zone travagliate dalla guerra civile, la designazione delle persone che finiscono nella lista degli aspiranti rifugiati, e quindi non e' il governo di Washington il diretto autore della discriminazione. Per il senatore Tom Cotton (Repubblicano dell'Arkansas), responsabile e' comunque la politica USA dell'affidamento all'ONU: “Va ridiscussa", ha detto, "perche' finisce per discriminare i siriani cristiani e delle altre minoranze religiose, che sono riluttanti a registrarsi nell'elenco dei rifugiati presso le Nazioni Unite per paura di vendette politiche e settarie”. I cristiani si sentono discriminati nei campi sovraffollati dell'ONU, dove spesso sono vittime di violenze. “E' uno scandalo che questi spazi-santuario che dovrebbero essere un rifugio temporaneo sicuro per i rifugiati siano invece un terreno di violenze e persecuzioni del tutto simile a cio' che succede al di fuori dei campi”, e' la denuncia di Nina Shea. di Glauco Maggi

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