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Lo sceriffo nero d'America che fa tremare Obama

Glauco Maggi
Glauco Maggi

Giornalista a NYC per Libero, autore di Figli&Soldi (2008), Obama Dimezzato (2011), Guadagnare con la crisi (2013), Trump Uno di Noi (2016). Politica ed economia. Autori preferiti: Hayek, M.Friedman, T.Sowell

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Da quasi 40 anni veste la divisa, prima poliziotto ed ora sceriffo. Per chiunque in buona fede abbia davvero la curiosita' di capire che cosa succede in America, e non da adesso, a proposito della criminalita' e del sistema giudiziario, del razzismo e della cosiddetta “guerra della polizia contro i neri” , e' un personaggio da conoscere da vicino. Si chiama David Clarke jr. e ha 60 anni. Le sue credenziali? E' un registrato Democratico. E' un afro-americano. E' il figlio di un paracadutista della guerra in Corea. Vive e opera nella Contea di Milwuakee, la piu' grande del Wisconsin, quasi un milione di abitanti con il 65% di popolazione bianca, il 27% nera (il doppio della media nazionale americana) e il 15% ispanica. La carica di Sceriffo e' elettiva, e Clarke nel 2002 (al suo primo tentativo), e poi nel 2006, 2010 e 2014 ha sempre vinto le primarie tra i DEM con percentuali tra il 59% e il 52%, e poi le elezioni generali con plebisciti tra il 74% e il 79%. Dice cose che neppure Trump si sogna per quanto sono politicamente scorrette, e qualcuno tra i suoi estimatori (ha 174mila seguaci su Twitter) lo vorrebbe nella squadra di governo di Donald, e magari persino nel ticket di novembre. Tra le sue sparate che lo hanno reso la bestia nera dei liberal e un beniamino dei media conservatori, per esempio, chiama “Planned Parenthood” (il gruppo che procura gli aborti piu' amato dalle femministe)  “Planned Genocide” (Genocidio Pianificato). Dice anche che le scuole pubbliche sono “tanto pericolose che ogni insegnante dovrebbe indossare una videocamera”.  E di Trump, anche se non ha finora fatto alcun endorsement per la corsa presidenziale, e' di sicuro un grande ammiratore: “Ci ha proprio preso. Ha capito tutto”. Clarke ha spiegato con parole di buon senso la sua scelta di correre sempre come un Democratico, ma il buon senso e' merce rara nell'America politicamente polarizzata di Obama: ”Come me, molti si chiedono perche' la carica di sceriffo debba essere elettiva (quella di capo della polizia non lo e' NDR)”, ha detto. “Io non ho mai chiesto a una persona di votarmi perche' corro come DEM. Chiedo di essere votato in base al mio impegno di 35 anni di tenere al sicuro i cittadini. La maggior parte capisce quando si tratta di pubblica sicurezza. Non c'e' un modo democratico o un modo repubblicano di fare lo sceriffo. Il nemico non e' il partito opposto, il nemico sono i criminali”. La rivista liberal The Atlantic gli ha dedicato in maggio, prima dei fatti di Dallas, un lungo profilo intitolato “The American Sheriff”. E' volutamente un'eco del “Sindaco d'America” che si era guadagnato Rudy Giuliani per la gestione della crisi della malavita a New York, un successo che si concretizzo' nella drastica riduzione di morti per omicidio in citta'. In proposito, recentemente Giuliani ha commentato, in polemica con Black Lives Matter, “ho salvato piu' vite io di BLM”, sottinteso con le mie misure dure di law & order. Su Black Lives, Matter Clarke e' ancora meno tenero. Nella sua trasmissione via Internet ha fatto una profezia da brividi: “Prevedo che quelli di BLM finiranno per unire le forze con l'ISIS. E quando succedera' ricordatevi che lo avete sentito qui per la prima volta”. L'America di Obama e' sull'orlo di una crisi di razza, ma la ricetta del nero Clarke e' all'opposto di quella del piagnisteo alla Al Sharpton, il reverendo nero di ultra sinistra che lo sceriffo di Milwaukee bolla come “ciarlatano”. Ovviamente, i leader neri dell'establishment democratico, come Al Sharpton appunto, sono suoi acerrimi nemici. Ma e' interessante notare che nel 2014 Clarke stacco' di 23 punti alle elezioni primarie per il posto di sceriffo un luogotenente della polizia bianco, Chris Moews, in aree della citta' che erano per i due terzi abitate da afro-americani, secondo una analisi del giornale Milwaukee Journal Sentinel. E' la prova che le sue idee a favore della linea dura, law & order, simile a quella dello sceriffo dell'Arizona Joe Arpajo, e' apprezzata dai neri poveri e indifesi, e onesti, che hanno beneficio dalla sicurezza, e non danni come blaterano i BLM. Proprio le minoranze pagano infatti il prezzo piu' salato del permissivismo che lascia le mani libere alla criminalita'. Le statistiche di tutti i ghetti metropolitani concordano: il 90% delle vittime di omicidi di gente di colore e' per mano di gente della stessa razza. Peraltro, Clarke e Giuliani non sono i soli a criticare a viva voce il movimento dei BLM coccolato da Obama, e dai media liberal americani e italiani. Sentite le parole pronunciate da Bill Bratton, il capo della polizia di New York, in un colloquio con Rita Cosby della WABC : “ Le iniziative di BLM sono anti-sociali e gli assassinii degli agenti di Dallas ne sono un diretto derivato. Il problema e' che, diversamente dal movimento dei diritti civili, che si focalizzava sulla larga necessita' della de-segregazione in un Paese segregato, sui bisogni dei posti di lavoro, del diritto di voto e dell'educazione, il movimento BLM ha investito la sua intera energia sulla polizia. Non per impegnarsi in un dialogo, ma invece per impegnarsi in proteste dove ci sono urla e schiamazzi. Urla e schiamazzi non risolvono nulla”. Spesso ci scappano anche violenze, occupazioni di strade e ponti, disagi alla cittadinanza, ma essendo Bill de Blasio, ultraliberal e anti-polizia, il capo diretto di Bratton non si poteva pretendere di piu'. Ma anche la sua condanna e' netta. Peccato che le testimonianze sul campo dei Bratton, Giuliani e Clarke siano adeguatamente censurate da chi vuol far credere che il senso di colpa dei bianchi verso i neri sia la sola cosa che conti, solo perche' da' effetti politici a favore della sinistra. La realta' e' complessa, cambia, evolve, ma ci vuole, come dicevo, buona fede per vederla. Glauco Maggi @glaucomaggi

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