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Elezioni Usa hackerate dai russi? Il dietrofront di Cia e Fbi

Glauco Maggi
Glauco Maggi

Giornalista a NYC per Libero, autore di Figli&Soldi (2008), Obama Dimezzato (2011), Guadagnare con la crisi (2013), Trump Uno di Noi (2016). Politica ed economia. Autori preferiti: Hayek, M.Friedman, T.Sowell

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E adesso si scopre, dopo i titoloni dei giornali di tutto il mondo sulla “CIA che da' la colpa alla Russia di aver hackerato i sistemi digitali dei DEM per far vincere Trump”, che l'ente centralizzato superiore che coordina tutte le 17 agenzie dei servizi segreti, ed anche la stessa FBI singolarmente, si chiamano fuori. Negano. Dicono che non sono d'accordo con la conclusione della CIA. Banalmente, perche' non ci sono le prove. Per bocca di tre suoi dirigenti che hanno parlato con l'agenzia Reuters, l' ODNI (Office of the Director of National Intelligence, l'Ufficio del Direttore dell'Intelligence Nazionale) non discute l'analisi della CIA sulle operazioni di hackeraggio antiamericane dei russi, ma non sottoscrive la dichiarazione finale perche' mancano prove conclusive che Mosca abbia inteso favorire Trump sull'altra contendente, la Clinton. "L'ODNI non sta affermando che la CIA sta sbagliando, ma che non puo' provare l'intento”, ha specificato uno dei tre ufficiali. “E di sicuro non possono provarlo, non essendo stati individuati come responsabili degli agenti di Mosca che abbiano un ruolo di governo capace di prendere decisioni”. La conclusione della CIA, inoltre, e' “un giudizio basato sul fatto che le entita' russe hanno hackerato sia i DEM sia il GOP e che solo le informazioni sui Democratici sono state rese pubbliche da WikLeaks”, ha spiegato il funzionario. “E questo e' un esile filo su cui basare una valutazione analitica”. L'FBI, i cui standard di definizione delle prove richiedono che esse debbano poter essere presentate in una corte di giustizia con chance di successo, ha declinato per le stesse ragioni dell'ODNI di accettare l'analisi della CIA, una ardita deduzione basata sull'intelligence disponibile. L'ODNI, guidata ora da James Clapper, era stata istituita dopo l'attacco dell'11 settembre 2001 per seguire le raccomandazioni della Commissione che aveva indagato sul dirottamento di Al Qaeda di tre aerei civili che provocarono 3mila vittime, allo scopo di migliorare il coordinamento tra le varie agenzie di Intelligence che avevano mostrato inefficienze e scollegamenti. In ottobre il governo USA aveva accusato la Russia di aver lanciato una campagna di attentati digitali contro i partiti americani nell'imminenza delle elezioni dell'8 novembre, e il presidente Obama aveva minacciato il presidente russo Putin di ritorsioni per gli attacchi. Di questo non si ha notizia, mentre e' noto che qualche giorno fa la Casa Bianca ha ordinato alle agenzie di intelligence un rapporto approfondito e condiviso, che dovra' essere ultimato prima della inaugurazione di Trump il 20 gennaio, sulle possibili azioni di hackeraggio che hanno colpito i due partiti USA prima delle elezioni del 2008 (allora erano stati i cinesi a finire sul banco degli imputati), del 2012 e del 2016. Da parte sua, il presidente eletto Trump ha definito giorni fa “ridicole” le  asserzioni della CIA sostenendo che anche l'identita' degli hackers e' ancora da dimostrare conclusivamente (“possono essere russi, cinesi, o magari tizi del New Jersey”). E la portavoce del ministero degli esteri russo Maria Zakharova ha sminuito le polemiche, “ che sembrano banali lotte intestine tra servizi di sicurezza americani”. Glauco Maggi twitter @glaucomaggi

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