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Trump avvia i tagli alla burocrazia UsaIl pericolo: le vendette dei funzionari

Glauco Maggi
Glauco Maggi

Giornalista a NYC per Libero, autore di Figli&Soldi (2008), Obama Dimezzato (2011), Guadagnare con la crisi (2013), Trump Uno di Noi (2016). Politica ed economia. Autori preferiti: Hayek, M.Friedman, T.Sowell

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Si potra' dire tutto di Trump, ma non che non mantiene le promesse della campagna. E tantomeno che e' uno che se la prende comoda. Con l'ennesimo “executive order”, ieri l'altro, ha avviato il “piano onnicomprensivo per riorganizzare il ramo esecutivo”. L'obiettivo, che aveva ampiamente pubblicizzato fin dalle primarie, e' di tagliare i costi e le inefficienze dell'amministrazione e renderla piu' snella. E' un'altra mossa destinata a renderlo sempre piu' gradito all'ala conservatrice, che prima del voto, nel GOP, era la piu' diffidente verso di lui. E' la fazione che osteggia piu' nettamente il “grande governo” e percio' apprezza le politiche trumpiane di risparmi per ridurre il deficit federale, almeno nel settore amministrativo. L'ordine del presidente impegna il Direttore dell'Ufficio del Management e del Budget, Mick Mulvaney, “a proporre un piano per riorganizzare le funzioni del governo ed eliminare le agenzie non necessarie, o parti delle agenzie, o singoli programmi, o attraverso fusioni di funzioni”. I capi di tutti i ministeri e di tutte le agenzie hanno 180 giorni di tempo per presentare le loro proposte di ristrutturazione a Mulvaney, che avra' poi a sua volta 180 giorni per valutare i diversi piani e definire la nuova “fisionomia” dell'amministrazione, che dovra' essere alla fine approvata dalla Casa Bianca. L'ordine di ieri si inserisce nell'approccio piu' generale di Trump verso la gestione del paese con il piglio da imprenditore, teso alla semplificazione e alla ricerca della ottimizzazione amministrativa con un occhio focalizzato sui risparmi nel bilancio. Con un ordine esecutivo precedente, Donald aveva avviato il taglio delle regolamentazioni del 75%, anche attraverso il principio secondo cui un ministero, per ogni nuova regola che riterra' indispensabile introdurre, dovra' individuarne due vecchie da abolire. L'addetto stampa Sean Spicer ha spiegato ai giornalisti che la misura di ieri volta alla profonda riorganizzazione del governo richiedera' un “accurato esame dei dipartimenti e delle agenzie per scoprire dove si sta sprecando il denaro”, per esempio cercando funzioni e uffici che sono “duplicati” o obsoleti, quindi eliminabili senza danno, anzi con un guadagno in termini di efficienza. Lo stile di governo di Trump e' opposto a quello di Obama, e il suo successo si misurera' anche su questo terreno. Con il “grande governo”, il presidente Democratico aveva gonfiato la burocrazia e coccolato i dipendenti federali: non a caso, il Distretto di Columbia della capitale Washington ha votato per Obama nel 2008 e nel 2012, e per Hillary nel 2016, con percentuali bulgare di oltre il 90%. Trump ha avuto il 4% dei voti, il che lo pone nella condizione di non aver nulla da perdere nell'operazione di “pulizia” delle burocrazie del Palazzo e dei loro privilegi. Il resto del paese, che lo ha eletto perche' era un outsider, apprezza di sicuro le picconate di Donald alla burocrazia del Palazzo. Ma c'e' un rischio. I funzionari di carriera nei ministeri e nelle agenzie, che non sono di nomina politica e che non possono essere sostituiti dal nuovo boss, sono anti Trump per interesse, oltre che per convinzione ideologica. Quindi sono tutti quinte colonne potenziali dei DEM, e i piu' militanti tra loro (e i piu' coraggiosi, visto che rischiano il posto se beccati) faranno arrivare alla stampa notoriamente amica, e protettiva, tutto quanto di imbarazzante sull'attivita' governativa avranno per le mani. Si sono gia' avuti vari esempi di infedelta' di dipendenti pubblici e di segreti fatti filtrare, e sara' una croce che accompagnera' Trump fino al prossimo voto. di Glauco Maggi

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