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Corea del Nord, il ricatto di Kim Jong un a Trump sul nucleare

Glauco Maggi
Glauco Maggi

Giornalista a NYC per Libero, autore di Figli&Soldi (2008), Obama Dimezzato (2011), Guadagnare con la crisi (2013), Trump Uno di Noi (2016). Politica ed economia. Autori preferiti: Hayek, M.Friedman, T.Sowell

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La Corea del Nord ha detto di essere d'accordo a intavolare colloqui con gli Stati Uniti per la denuclearizzazione della penisola coreana, e di accettare di fermare la sua corsa al nucleare durante i negoziati. La notizia e' stata data dalla delegazione della Corea del Sud al suo ritorno dagli incontri a Pyongyang con Kim Jong Un. Trump ha subito commentato con un tweet “vedremo che cosa succederà”.  Il Nord e il Sud Corea sono tecnicamente ancora in guerra, ma la “diplomazia dei Giochi Invernali” del mese scorso nella Corea del Sud, con la decisione di schierare squadre “congiunte” di atleti dei due paesi, ha allentato la tensione portando alla visita della delegazione del Sud al dittatore stalinista. Il capo dei diplomatici di Seul, Chung Eui-yong, ha annunciato anche che il prossimo mese si terra' un summit nel villaggio di confine tra i due paesi, Panmunjom. Il precedente contatto ufficiale ad alto livello era avvenuto 10 anni fa. “Il Nord ha anche detto che Pyongyang puo' avere franchi colloqui con gli Stati Uniti sulla denuclearizzazione e sulla normalizzazione dei rapporti tra Corea del Nord e Stati Uniti”, ha annunciato alle agenzie Chung Eui-yong che ha insistito sulla volonta' del Nord di impegnarsi a non effettuare test nucleari durante le trattative con la comunita' internazionale. Nel 2017 ci sono stati momenti di panico internazionale, colorito da offese tra i due leader, nell'aspettativa che la situazione degenerasse in un conflitto armato. Trump aveva detto che a Pyongyang  non sarebbe stato consentito al “Rocket Man” di costruire missili realmente in grado di colpire l'America, mentre la Corea del Nord aveva minacciato di non fermare per nessun motivo il programma nucleare. Trump aveva gia' rincarato le sanzioni economiche contro il regime, d'accordo con l'Onu, durante l'anno passato, ma la settimana scorsa aveva preannunciato misure ancora piu' dure durante una conferenza stampa. Dal mese di novembre il regime comunista non ha fatto ulteriori test, mentre ne aveva compiuti una mezza dozzina negli ultimi anni. Nello stesso mese, il presidente Trump aveva designato ufficialmente la Corea del Nord un paese sponsor di terrorismo, mossa di ostilita' diplomatica, ma anche ecomomica, tesa a incrementare la pressione esercitata gia' dalle sanzioni internazionali al fine di costringere il regime ad abbandonare i suoi piani. George Bush, e la segretaria di Stato Condi Rice, intavolarono a suo tempo un negoziato con il babbo del pazzo di adesso, offrendo di togliere Pyongyang dalla lista degli sponsor del terrorismo. Il Nord Corea incasso', ma il comportamento virtuoso non era durato a lungo. Obama, poi, non ha pero' mai rimesso il dittatore nella “lista nera del terrore”. Il presidente USA ha mostrato ora il massimo scetticismo sul possibile sviluppo “di pace”, e fa bene a mostrare prudenza estrema. Il regime della Corea del Nord ha sempre usato, in alternanza temporale, i test nucleari come assicurazione per la propria sopravvivenza, e i colloqui con gli USA e le altre potenze per ottenere benefici economi. Ora quindi toccherebbe alla fase della riscossione. Vedremo cosa succede, come dice Trump. Glauco Maggi  

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