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Il video che svela l'ultima potentissima nemica di Donald Trump

Glauco Maggi
Glauco Maggi

Giornalista a NYC per Libero, autore di Figli&Soldi (2008), Obama Dimezzato (2011), Guadagnare con la crisi (2013), Trump Uno di Noi (2016). Politica ed economia. Autori preferiti: Hayek, M.Friedman, T.Sowell

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Piu' della meta' degli americani (il 51,7% stando alla media odierna dei sondaggi RCP); oltre 20 candidati Democratici (da Biden in giu'); la quasi totalita' dei giornali e delle TV (basta leggerli e vederle): sono gli avversari di Trump, ufficiali e riconosciuti, tutti legittimi. Dovrebbero bastare, in una partita elettorale corretta. E invece no. Di nascosto, perche' vuole passare da puro motore di ricerca di dati, anche Google e' a pieno titolo nel partito dei Never Trump. La societa' californiana, al pari di Facebook e Twitter, vorrebbe poggiare la propria credibilita' sulla neutralita' del servizio, ma nella realta' ha una agenda politica sbilanciatissima, filo Democratica e anti GOP. Lo pensavamo gia' in tanti, ma ora lo ammette anche, senza mezzi termini, una sua funzionaria di alto livello colta da riprese fuori onda del gruppo Project Veritas, non nuovo ad azioni di smascheramento di soggetti sinistri, come Planned Parenthood (di cui documentarono le vergogne delle vendite di organi post aborto). Un video girato a sua insaputa da giornalisti che lavorano undercover (in incognito) per Project Veritas mostra la top executive Jen Gennai che spiega a chiare lettere come Google sia determinata a impedire la rielezione di Trump e seriamente impegnata a manipolare i suoi prodotti e servizi a questo fine. “Siamo stati tutti fottuti nel 2016… certo non eravamo solo noi… la gente si è fatta fottere, i notiziari si sono fatti fregare, tutti… Non deve accadere di nuovo e stiamo anche testando i nostri algoritmi: se il 2016 si ripetesse, il risultato sarà diverso?”, si chiede speranzosa. Secondo il suo profilo professionale, riporta il sito Breitbart che ha dato la notizia, Gennai lavora su "innovazione responsabile" nella divisione Affari globali di Google. E' la divisione diretta da Kent Walker, il vicepresidente di Google che ha peraltro dichiarato la sua intenzione di rendere il movimento nazional-populista rappresentato da Donald Trump un " blip ", "un singhiozzo nella storia, altrimenti piegata verso il progresso ". Gennai, nello sfogo “rubato”, se la prende anche con Elizabeth Warren, ma solo perche' la senatrice liberal ha detto che vuole fare lo spezzatino delle corporation troppo grosse suddividendole in piccole societa'. “Io la amo Elizabeth, ma è fuori strada su questo punto. Cosi' non migliorerà la situazione, e anzi peggiorerà le cose”, ha detto Gennai. “Tutte queste piccole aziende non hanno le stesse risorse che abbiamo noi e avranno il compito di prevenire una prossima situazione alla Trump. Ma una piccola compagnia non puo' farcela”. Gennai ha aggiunto che nessuna pressione moderata da parte del Congresso o della Casa Bianca farà cambiare il comportamento dell'azienda. “In altre parole, parlare non aiuta. Se i politici vogliono modificare Google, dovranno andare oltre le audizioni della commissione e in realtà cambiare la legge”, ha detto Gennai. “Siamo stati chiamati di fronte al Congresso più volte, e non ci siamo presentati perché sappiamo che ci vogliono attaccare. Noi non cambieremo idea. Possono farci pressione ma non stiamo cambiando. Dobbiamo pero' anche essere consapevoli di ciò che stanno facendo e di che cosa ci stanno accusando”. Sarebbe proprio tempo che il Congresso intervenisse riformando lo status giuridico e operativo di Google e affini: se non sono operatori digitali al di sopra di ogni fazione politica come vorrebbero essere considerati, vanno trattati da giornalisti schierati, protetti dal Primo Emendamento per le loro campagne di propaganda, ma esposti alle critiche e al giudizio dell'opinione pubblica in base al loro schieramento. La gente ha il diritto di valutare Google, Twitter, Facebook per quello che sono, ossia alla stregua dei loro compagni della CNN e del New York Times. di Glauco Maggi

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