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Non solo primarie democratiche: il voto di novembre che può cambiare gli equilibri negli Usa

Glauco Maggi
Glauco Maggi

Giornalista a NYC per Libero, autore di Figli&Soldi (2008), Obama Dimezzato (2011), Guadagnare con la crisi (2013), Trump Uno di Noi (2016). Politica ed economia. Autori preferiti: Hayek, M.Friedman, T.Sowell

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L'attenzione e' tutta per le primarie Democratiche, in cui il socialista nostalgico di Fidel Castro, Bernie  Sanders, ha ottime possibilita' di emergere vincitore se riesce a mantenersi in testa nella raccolta dei Delegati nel Supertmartedi' del 3 marzo. Ma in novembre ci sara' pure il rinnovo dei 435 deputati alla Camera, e di un terzo dei 100 senatori, e il risultato sara' della massima importanza, perche' il controllo di uno, o di entrambi i rami del Congresso, condizionera' il lavoro del prossimo presidente.  Attualmente i DEM hanno una maggioranza larga, con 236 deputati contro 199 del GOP, conquistati nelle elezioni di medio termine nel 2018 quando strapparono 41 seggi ai repubblicani. Grazie a cio', la Speaker Nancy Pelosi ha potuto promuovere l'impeachment di Donald Trump con il famoso voto prenatalizio. Ma e' stato poi il Senato, dove il GOP e' rimasto in controllo con 53 senatori (aumentati di 2 con il voto del 2018), che ha assolto Trump chiudendo la sceneggiata dell'impeachment. Paradossalmente, sono state le manovre dei DEM e dei loro alleati nei media e nello “stato profondo”, nel 2017 e del 2018 con il Russiagate e nel 2019 con l'Ucrainagate che ha partorito l'impeachment, a dare una scossa ai repubblicani.  Dopo aver subito alle urne del 2018 l'entusiasmo dei Democratici anti Trump, i suoi fans si stanno mobilitando in massa. Il segnale piu' evidente e' nel numero record di candidati del GOP che si sono iscritti alle prossime elezioni per cercare di entrare in Congresso, e difendere il presidente che e' diventato il leader indiscusso del partito (oltre il 90% dei repubblicani lo apprezza). Secondo l'ultimo rapporto della Commissione Federale per le elezioni, nel solo 2019 781 repubblicani hanno presentato i documenti per candidarsi alla Camera, il numero più elevato mai registrato in un anno dispari (le elezioni avvengono sempre in anni pari, ogni quattro anni per la Casa Bianca e ogni due per il Congresso). Nel 2017 gli “aspiranti“ repubblicani erano stati solo 593, contro i 937 Democratici, un evidente divario di passione politica tra i due partiti. Le elezioni di medio termine del 2018 erano la prima occasione per i Democratici di esprimere con un voto nazionale la resistenza all'odiato presidente, anche se il suo nome non era sulla scheda.  In questa tornata il clima e' cambiato. I Democratici sono pessimisti (un sondaggio tra gli spettatori della TV liberal CBS ha rilevato stamane che il 65% e' rassegnato al bis di Trump) mentre i Repubblicani covano la rivincita. Solo il ribaltone alla Camera, e il mantenimento della maggioranza al Senato, darebbe al GOP il controllo dei due poteri, l'esecutivo con un Trump vincitore, e il legislativo per intero. Questa situazione sarebbe la premessa per la prosecuzione della politica trumpiana in economia, pro business, che ha creato 7 milioni di posti. Da settimane il presidente ha annunciato di voler avviare una “fase due” di tagli fiscali dopo quelli del 2017, questa volta dedicati interamente ad alleggerire il peso delle tasse sui bilanci delle famiglie. La proposta sara' resa nota da Trump nei prossimi mesi, prima del voto di novembre, con l'ovvio scopo di mostrare al paese che Trump e' quello che taglia le tasse, contro il nominato DEM che avra' un programma opposto: da Bernie Sanders in giu', tutti i candidati DEM compreso Mike Bloomberg hanno infatti espresso l'intenzione di aumentare il carico fiscale per finanziare il “tutto gratis”, dalla salute alla scuola. Ma solo con una maggioranza del GOP sia alla Camera sia al Senato, dal 2021 Trump avrebbe i voti e il tempo per far passare i nuovi tagli che vuole. I candidati repubblicani intervistati da Fox News, che ha pubblicato in esclusiva la notizia del rapporto-boom della Commissione Federale, hanno detto di essere convinti che il vento politico soffi alle loro spalle nel 2020, ma che nuovi militanti del GOP sono necessari per stroncare la minaccia del socialismo. Eccitata dalla vittoria dell'impeachment di Trump, Marjorie Greene, donna d'affari del GOP e candidata per la prima volta al Congresso per il posto aperto nel 14 ° distretto della Georgia, ha parlato per tutta la nuova leva di aspiranti parlamentari repubblicani : "Sono stufa di vedere il mio presidente attaccato ogni giorno, e il nostro futuro minacciato. Il futuro dei miei figli e' estremamente a rischio, è ora di alzarsi dalla panchina e di scendere in campo”.  di Glauco Maggi 

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