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Mauro Masi contro tutti: il fango contro di me per bloccare le nomine

L'ex dg all'assalto di viale Mazzini

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«Ma quale lettera di licenziamento per Michele Santoro. Non scherziamo, per favore. A Bisignani, con il quale ci conosciamo da vent'anni, ho chiesto solo un consiglio. Avevo bisogno di uno studio legale che conoscesse la materia e lui me lo ha indicato». Frenare l'ex direttore generale della Rai Mauro Masi, finito anche lui nel calderone delle intercettazioni, è quasi impossibile. Tante, forse troppe, sono le cose che ha da dire, gli aspetti da chiarire circa i suoi rapporti con il faccendiere che, nelle telefonate, sosteneva di controllare la Rai e «pilotare Masi» E l'ex numero uno della tv pubblica ha l'urgenza di farlo, visto che i vertici di viale Mazzini hanno deciso di aprire un'indagine interna sulla sua gestione. «Ma su cosa devono indagare», dice Masi, «l'unica lettera inviata a Santoro è quella in cui gli veniva contestato il comportamento tenuto in trasmissione e la relativa apertura di un provvedimento disciplinare. Quella missiva, «spiega Masi, «fu scritta dal capo del Personale della Rai, Luciano Flussi, e dai legali dello studio indicatomi da Bisignani». Insomma, nulla da cui doversi difendere. «Hanno deciso di gettarmi tutto questo fango addosso», spiega l'ex dg di viale Mazzini, «soltanto per non fare le nomine. Altro che voglia di trasparenza». Sarà un caso, però il consiglio di amministrazione della Rai, da quando è scoppiato lo scandalo della P4, è praticamente ingessato. Niente nomine, niente di niente. Solo un continuo gioco di veti incrociati. E proprio per questa ragione Masi si è detto «letteralmente sconcertato per le dichiarazioni rilasciate nei giorni scorsi dal presidente della Rai, Paolo Garimberti» e ha aggiunto di esser pronto a ricorrere alle vie legali. Cosa che ha deciso di fare anche lo stesso Garimberti, ma per tutt'altre ragioni. Il presidente della Rai ha deciso di chiedere un parere all'ufficio legale e al collegio dei sindaci sull'accordo tra l'azienda e Michele Santoro, alla luce dell'ordine del giorno presentato dal consigliere Rodolfo De Laurentiis, che chiedeva l'impegno del direttore generale per trattenere a Viale Mazzini il conduttore di Annozero, e delle considerazioni del consigliere Nino Rizzo Nervo che avrebbe ribadito che, a suo giudizio, il dg sarebbe andato oltre le proprie competenze nello stipulare l'accordo con Santoro. Insomma la componente di sinistra del cda ha, di fatto sfiduciato il direttore generale. Di diverso avviso, invece, il consigliere indicato dalla maggioranza Antonio Verro. «Santoro non è una vittima e non ha bisogno di difensori d'ufficio», dice l'amministratore di Viale Mazzini, «giova ricordare che il dg e Santoro hanno raggiunto consensualmente un accordo per l'uscita del giornalista dall'azienda e per la conclusione del contenzioso legale con la Rai in atto da tempo». Tuttavia Verro attende con «interesse l'esito dei pareri» e in caso di una riapertura della trattativa, a tutela degli interessi dell'azienda, «sarà opportuno prevedere chiaramente anche una clausola di non concorrenza». A chiudere il quadro, infine, il caso Gabanelli e la mancata copertura legale a Report. Il direttore generale ha spiegato che il problema riguarda tutti e non un singolo e sarà il prossimo consiglio di amministrazione, fissato per il 7 luglio, ad affrontare il tema  

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