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Alabama, liberato Ethan. L'Fbi uccide il rapitore

Nicoletta Orlandi Posti
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Era il primo pomeriggio di ieri, 4 febbraio, le 15:12 locali, le 22:12 in Italia, quando si è avviata a una felice conclusione la drammatica avventura di Ethan, il bimbo tenuto in ostaggio per una settimana in un bunker sotterraneo dell'Alabama da un folle. Secondo quanto poi riferito in una breve conferenza stampa da un portavoce dell'Fbi, Steve Richardson, nelle ultime 24 ore la situazione era andata precipitando, e si temeva che il piccolo fosse in "imminente pericolo", anche perchè il sequestratore, Jimmy Lee Dykes, non aveva più cessato di brandire una pistola. E' stato allora dato l'ordine di fare irruzione nel sotterraneo e di liberare Ethan. E così è avvenuto nel giro di pochi minuti: il bambino è stato salvato, a due giorni dal suo sesto compleanno, che cadrà domani; Dykes "è morto". In quali circostanze, Richardson non lo ha spiegato. E' il principale mistero che tuttora aleggia intorno all'epilogo della vicenda.  L'unico dettaglio trapelato sul blitz, attraverso le indiscrezioni riferite da fonti inquirenti che hanno peraltro preteso l'anonimato, è che prima di entrare nel covo del rapitore gli agenti hanno scagliato all'interno una granata, forse stordente o forse abbagliante, per impedirgli di reagire. La fine è giunta in un attimo.   Il portavoce dell'Fbi ha confermato che il bambino "sta bene". E' stato subito condotto in ospedale a Dothan, 5 chilometri a sud-est di Midland City, teatro dell'inspiegabile scorreria di Dykes: vi è stato visitato e trovato in buone condizioni generali, anche se è affetto dalla sindrome di Asperger, un disturbo dello sviluppo affine all'autismo, che comporta tra l'altro deficit di attenzione e iper-attivismo ossessivo. Lì ha potuto riabbracciarlo la mamma, e "questo è il successo", ha commentato Richardson. "Ride, scherza, gioca, mangia", ha proseguito. "E' molto coraggioso. E molto fortunato", ha sottolineato. Il suo carceriere lo aveva rapito quasi sicuramente a caso, tra i tanti alunni dello scuolabus sul quale era salito all'improvviso lo scorso 29 gennaio, e il cui conducente che cercava di proteggerli aveva ucciso a sangue freddo, sparandogli quattro volte in rapida successione. Per tutta la durata dell'assedio al bunker mai si sono interrotte le comunicazioni con Dykes, un ex camionista di 65 anni, reduce dalla Guerra del Vietnam dove aveva servito in Marina come meccanico di aerei, asociale e fanatico seguace di una setta apocalittica, convinta che prima o poi una catastrofe si abbatterà sugli Stati Uniti.   Quelle comunicazioni non era stato facile portarle avanti, tuttavia: "Trattare con quell'uomo era diventato davvero difficile", ha commentato lo sceriffo locale, Wally Olson. "Aveva una storia da raccontare che per lui era estremamente  importante, ma che era anche molto complicata", ha aggiunto, senza specificare altro. Se ne può dedurre che Dykes farneticasse, e che ciò abbia reso ancora più arduo il compito dei soccorritori. Un vicino di casa, tale Mel Adams, cresciuto insieme al sequestratore del quale era stato anche commilitone, ha fornito quella che al momento rimane l'unica possibile spiegazione di quanto accaduto: il 22 dicembre scorso Dykes era stato fermato per aver minacciato un conoscente con un'arma da fuoco, e presto sarebbe dovuto andare sotto processo. "Quando ha assalito quei bambini", ha spiegato Adams, "aveva paura di perdere la sua proprietà, i suoi diritti, la sua libertà, e di finire in galera. Certo", ha concluso, "non avevamo la benchè minima idea che si sarebbe potuto trasformare in un simile mostro".   Il bunker, situato nel villaggio di di Pinckard, 3 chilometri a ovest di Midland City, dove il reduce si era trasferito un paio di anni fa, è stato nel frattempo posto sotto sigilli per essere ispezionato dagli artificieri, caso mai vi fossero esplosivi nascosti. Potranno occorrere anche parecchi giorni, hanno comunque avvertito le autorità, prima che le indagini siano completate.

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