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Russiagate, il figlio di Donald Trump pubblica le e-mail dei contatti con i russi: "Carte sulla Clinton? Le amo"

Margherita Fedocci
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Alla fine è stato lo stesso Donald jr, il figlio del presidente Usa Donald Trump, a diffondere sul suo account Twitter donaldjtrumpjr i testi delle mail che dimostrano i contatti, denunciati dal New York Times, con l'avvocatessa russa Natalia Veselnitskaya, vicina al Cremlino. Mail ricevute prima dell'incontro del 9 giugno scorso in cui si attendeva di ricevere informazioni imbarazzanti sulla rivale del padre alla presidenza, la democratica Hillary Clinton. Tra l'altro, Donald jr afferma che "amerebbe" ricevere dai russi elementi utili ad infangare Clinton. Il testo risale ad oltre 5 mesi dalle presidenziali del'8 novembre, quando il padre, allora semplice candidato repubblicano alla Casa Bianca, aveva esortato gli hacker russi a divulgare il materiale contenuto nelle email segrete di Hillary. Nello scambio di mail con Rob Goldstone, promotore musicale, pr ed ex reporter di un tabloid britannico, che ha fatto da intermediario per il meeting di Donald Jr. con la Veselnitskaya, nella Trump Tower, con la promessa di informazioni compromettenti sull'allora rivale democratica, l'uomo afferma che le informazioni "sono parte del sostegno russo e del governo (di Mosca) a Trump" Il New York Times scrive che Donald jr, cui il quotidiano aveva chiesto un commento sin dal primo articolo apparso sabato sera, sapendo che la testata stava per pubblicare il contenuto della serie di email, li ha battuti sul tempo: "Per essere totalmente trasparente diffondo l'intera catena delle mie email" sull'incontro del 9 giugno con l'avvocatessa russa Veselnitskaya, ha scritto su Twitter. In una mail del 3 giugno 2016 inviata a Donald jr da Goldstone, che afferma di scrivere per conto del comune amico, la popstar russa Emin Agalarov, figlia di Aras, uomo d'affari vicino al presidente russo Vladimir Putin e partner di Donald Trump nel portare a Mosca il concorso Miss Universo nel 2013, gli dice che uno dei ex partner d'affari del padre (con ogni probabilità Aras Agalov) e stato contattato da un alto funzionario del governo russo che offriva alla campagna di Trump 'sozzurè sul conto di Hillary Clinton. Nel testo si legge che i documenti forniti dai russi "avrebbero incriminato Hillary ed i suoi accordi con la Russia sarebbero stati molto utili a tuo padre" Donald jr ha risposto: "Se è vero quello che dici, lo adorerò, specialmente più avanti nel corso dell'estate (siamo al 3 giugno 2016, ndr)", ossia il più vicino possibile alle elezioni dell'8 novembre. Documenti che alla fine - è bene ricordarlo - non sono mai arrivati a Trump jr e che anche secondo il Nyt dell'incontro del 9 giugno non emerse nulla, tanto da far considerare il tutto - salvo che emergano nuovi elementi - un bluff di Mosca o di qualcuno che affermava di parlare per conto dei russi. Incontro al quale il primogenito di Trump ha portato con sé il cognato Jared Kushner, marito di Ivanka, e a Paul Manafort, che a quel tempo era il manager della campagna elettorale del miliardario. Nel testo della mail di Goldstone a Trump jr si legge : "Emin (la popstar russa) mi ha chiamato per contattarti perché ha qualcosa di molto interessante. Il procuratore della Corona (carica che esiste solo nel Regno Unito mentre Russia c'è il procuratore generale, Yuri Yakovlevich Chaika, nominato dal presidente Vladimir Putin e che, sottolinea il Nyt, è amico dell'avvocatessa Velsenitskaya, ndr) ha incontrato il padre Aras questa mattina e nel loro incontro si è offerto di fornire alla campagna di Trump alcuni documenti ufficiali ed informazioni che incriminerebbero Hillary e i suoi accordi con la Russia e questo sarebbe molto utile a tuo padre. Quale pensi sia il modo migliore per gestire questa informazione e vorresti parlare a Emin di questo direttamente?".  Donald jr a quel punto si accorda per parlare con Emin e gli fece avere il proprio cellulare privato tre giorni dopo, il 6 giugno, e tre giorni prima dell'incontro con l'avvocatessa Velsenitskaya alla Trump Tower. Questi nuovi elementi confermano nell specifico i contatti di alti esponenti dello staff elettorale di Trump - Donald jr, Kushner e Manafort - con funzionari russi (illegali in base al Logan Act, la legge che vieta ai privati cittadini di avere contatti con funzionari di qualsiasi stato) saranno valutati nell'ambito delle 3 inchieste parallele sul Russiagate: quella della Camera, del Senato e quella del procuratore speciale Robert Mueller. Saranno loro ad accertare se siano stati commessi reati e si possa procedere all'incriminazione di persone molto vicine, incluso il figlio, al presidente, ma non certo - al momento - al suo impeachment.

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