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Pizza, linguine e star: il Bellini, l'oro di Napoli a tavola

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Giulio Bucchi
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In ogni angolo, alle pareti, ci sono le foto con i grandi personaggi: da Sofia Loren, a Giancarlo Giannini, a Dolce&Gabbana, ai fratelli Fabio e Paolo Cannavaro, a Claudia Cardinale, a Peppino Di Capri, A Amii Stewart, al principe Enrico di Danimarca. Tutti sono passati nel cuore del centro antico di Napoli, per gustare la specialità gourmet del ristorante-pizzeria Il Bellini: le linguine al cartoccio. Un locale storico, fondato nel 1946, dove ogni giorno arrivano decine di turisti stranieri. Tanto che, come spiega il titolare Gennaro Tommasino, che rappresenta la terza generazione della famiglia di ristoratori, dopo papà Giuseppe e i suoi fratelli Antonio e Mimmo, Il Bellini è diventato una sorta di ombelico del mondo: «grazie all'associazione Piccola Napoli, nata come gruppo sul web, oggi abbiamo un seguito di associati in tutte le nazioni. Dalla Nuova Zelanda, agli Stati Uniti, alla Gran Bretagna, alla Spagna, alla Danimarca». E in quello che fino a settant'anni fa era un deposito di libri oggi c'è un ampio locale, che accoglie clienti italiani e stranieri venuti apposta per degustare il piatto di eccellenza del menu: «c'è più di un ingrediente segreto - dice Gennaro, che ha mosso i primi passi nell'attività di famiglia a 14 anni - ma se lo sveliamo che gusto c'è? Diciamo che si tratta di materie prime a partire dalla carta che avvolge la pasta, che non è assolutamente cancerogena». Tradizione e storia vengono intatti rappresentate in pieno in questo delizioso piatto di mare: le linguine al cartoccio, cucinate con una tecnica particolare che differenzia Il Bellini dalle altre attività che in seguito hanno proposto questa portata. Vero e proprio centro culturale e sociale di Napoli, Il Bellini nacque nel secondo dopoguerra, quando Gennaro Tommasino e sua moglie, donna Vincenza, decisero di aprire l'attività in una città distrutta dalle bombe. Si armarono di forza e coraggio e misero su un ristorante, offrendo ai loro clienti una formula unica per quei tempi: elevata qualità dei prodotti a prezzi contenuti. Donna Vincenza aveva il controllo su ogni aspetto del ristorante, i prodotti, la lavorazione delle materie prime, il servizio. Spesso - si racconta - diceva al personale ‘'Guagliù m'arraccumanno, quanno ‘a gente s'aiza ‘a tavola s'adda arricurdà e nujie!''. Oggi, come allora, all'esterno del ristorante, nell'angolo che s'affaccia sul vicolo di San Pietro a Maiella, un banconista vende la famosa pizza a portafoglio, come Sofia Loren e suo marito ne «L'Oro di Napoli». La fortunata attività prosegue con i loro figli Antonio e Mimmo e il nipote Gennaro, che portano avanti la tradizione culinaria partenopea, senza dimenticare quel tocco di modernità necessario per restare al passo con i tempi. di Giuliana Covella

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