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Pavia, madre e figlio segregati in un garage lager, li schiavizzavano per vivere con la loro pensione

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Giulio Bucchi
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Sono stati segregati in un garage di 42 metri quadri per consentire a una coppia di vivere con la loro pensione. A subire queste angherie sono stati una donna di 78 anni e suo figlio, 38, che abitavano a Cozzo, in provincia di Pavia. I due conviventi sono stati dovranno rispondere alle accuse di sequestro di persona, maltrattamenti in famiglia, riduzione in schiavitù, circonvenzione di incapace e abbandono di persona incapace. Le vittime, affette da conclamati problemi psichiatrici, erano state costrette a vivere recluse in un garage di 42 metri quadrati, utilizzato come rimessa degli attrezzi. Un locale, attiguo all'abitazione degli aguzzini, poco illuminato e areato e privo dei servizi igienici. Le due vittime erano costrette ad espletare i bisogni in secchi oppure in giardino e a pulire loro stessi il terreno che sporcavano. Per lavarsi, anche se in modo molto sommario, utilizzavano un tubo dell'acqua e non avevano a disposizione altri indumenti oltre a quelli indossati. Le vittime mangiavano soltanto una volta al giorno, alla sera, e vivevano in un clima di terrore per la paura di subire percosse. Nel pomeriggio di ieri i militari hanno fatto irruzione nel garage, trovando madre e figlio che dormivano su due lettini in plastica da piscina con a fianco coperte e lenzuola, mobiletti e contenitori utilizzati come wc. I prigionieri erano tenuti sotto controllo grazie a un impianto di videosorveglianza. I carabinieri hanno sequestrato l'intero stabile. L'anziana e il figlio sono stati trasportati all'ospedale di Vigevano per le prime cure e gli accertamenti dello stato di salute mentre gli arrestati sono stati portati nelle carceri di Pavia e Vigevano a disposizione dell'Autorità Giudiziaria. Sono in corso una serie di accertamenti per chiarire come la riduzione in schiavitù dei due, iniziata da quando, anni fa, il nucleo familiare si trasferì a Cozzo, un paese di circa 370 abitanti, non sia stata notata e segnalata immediatamente dai vicini. I militari non escludono l'ipotesi di denunciare per favoreggiamento chi sapeva e non ha mai parlato.

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