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Viaggio in Costa Rica tra vulcani, surfisti e tramonti infiniti

Maria Pezzi
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Cristoforo Colombo è stato profetico. Nel 1502, durante il suo quarto e ultimo viaggio nel Nuovo Mondo, sbarcò qui (a Isla Uvita) e chiamò questa terra "Costa Ricca" perché colpito dalla vegetazione spettacolare. Un nome che oggi rispecchia il piccolo Stato centramericano che si affaccia sia sull' oceano Pacifico che sull' Atlantico, ribattezzato la "Svizzera dell' America Latina". Benestante, sicura, politicamente stabile, cattolicissima, accogliente, la Costa Rica non ha nulla a che vedere con il confinante Nicaragua, oggi dilaniato da scontri politici, e con tante altre mete latinoamericane. Ricca grazie all' agricoltura (esporta banane e caffè) e al turismo in crescita, rispettosa della natura, vanta il record di biodiversità: ospita oltre mezzo milione di specie vegetali e animali diverse, il 5% di quelle presenti in tutto il mondo. È il luogo più verde del pianeta. La stagione giusta - Ho trascorso qui due settimane ad agosto e ho capito perché: le piogge sono molto frequenti, l' estate non è tra i periodi migliori per visitarla; l' alta stagione (con meno precipitazioni) è da dicembre ad aprile, da evitare settembre e ottobre. "Pura Vida" è la frase simbolo del paese, stampata anche nelle magliette, usata come "buongiorno" e "buonasera". La usano i "ticos" (costaricensi) alla fine di ogni saluto ed equivale al nostro carpe diem. Esorta a godere ogni momento, esprime fatalismo ma positivo. Sono un popolo religiosissimo, al sabato e alla domenica le tante chiese cattoliche sono sempre pienissime, le loro case pullulano di immagini di Padre Pio e Don Bosco. Giovanni Paolo II è più gettonato di Bergoglio. Gli abitanti della Costa Rica sono i più felici al mondo, pare. Nel 2016, L' Happy Planet Index li ha piazzata per il terzo anno in testa alla classifica che valuta la vita di 160 Paesi. Solo in alcune zone della capitale si vede la povertà vera. Qui c' è tutto: la costa caraibica più piovosa, quella pacifica con il tramonti da sogno, i vulcani, la giungla, i volatili rarissimi, le montagne. Sono atterrata nella capitale, San José, poco interessante tranne per lo stupendo Teatro Nacional in stile neoclassico e per il Museo dell' oro precolombiano Da qui la nostra guida Juan (www.costaricaoutdoorswaves.com), 34 anni, biologo, surfista, appassionato di cinema italiano, ci ha portato in una regione poco turistica, Sarapiqui, meta bucolica tra giungle e fiumi perfetti per il rafting. Nella riserva biologica Tirimbina c' era di tutto: scimmie urlatrici, iguane, uccelli multicolor: ci sono turisti - abbiamo poi scoperto - che vengono in Costa Rica quasi solo per fare bird-watching. Il simbolo del Paese è il tucano. Dopo due giorni qui, in tre ore di auto abbiamo raggiunto il celebre Tortuguero. Un posto incredibile. Praticamente disabitato, sulla costa caraibica, è uno slalom tra i canali artificiali e la giungla; ospita un parco naturale paradiso delle tartarughe che faticosamente vengono qui a deporre le uova, uno spettacolo che si può vedere con mini tour notturni di due ore. Si possono fare gite in canoa. Non c' era praticamente nessun umano, solo iguana tra gli alberi, scimmie, colibrì, falchi e persino un baby caimano avvistato dalla guida Rey, 70 anni, più entusiasta di un bambino. Al Tortuguero ho mangiato la prima delle tantissime "ceviche", pesce crudo marinato nel lime o anche nel latte di cocco, squisito. La cucina - Nelle "sodas", trattorie sulla strada, da provare è il tipico "casado", piattone con dentro tutto, pollo, riso, fagioli e platano fritto. La cucina è semplice, poco speziata. La tappa successiva che ci ha proposto Daniele Gramisci, che con il suo travelnetwork "Let' s Hearth" (telefono, 344/1998286, http://www.letshearth.com/)ha disegnato per noi il viaggio in Costa Rica è quella al vulcano Arenal, al villaggio La Fortuna. La nostra guida ci faceva anche da autista ma tanti decidono di visitare il Paese affittando una macchina: le strade non sono però sempre asfaltate. Ai piedi dell' Arenal ci sono hotel e resort meravigliosi, quasi tutti stranieri, nascoste nella giungla, con Spa e stabilimenti d' acqua termale. Peccato che il vulcano non l' abbiamo visto per colpa della nebbia che lo circondava, in compenso ci siamo goduti le cascate di La Fortuna, un salto di 90 metri raggiungibili in 375 gradini (!) che valgono il prezzo del biglietto e del dolore ai glutei. Finalmente l'oceano - Il paesaggio è cambiato quando, dopo aver costeggiato a nord il lago (artificiale) di Arenal, abbiamo viaggiato in direzione oceano Pacifico. Le piogge diminuiscono e arrivano le onde. «Questa è la Pura Vida» ha detto Juan guardando il primo dei sei tramonti, tutti diversi ma speciali. A Potrero, nella regione di Las Catalinas, ci sono bei resort con piscina e una spiaggia in cui ho lasciato il cuore, Playa Penca, piccola, senza bar, con dune e acqua smeraldo. Ci sono tanti cantieri, costruiscono una nuova struttura ogni giorno e lo si capisce anche dai fiumi di "nicos" - nicaraguensi - con elmetto da operai. Se l' Italia vive con urgenza la questione degli africani che sbarcano sulle nostre coste, in Costa Rica i "nicos" costituiscono la parte più massiccia dell' immigrazione. Percorrendo la costa verso sud, c' è la movimentata Tamarindo, nella provincia del Guanacaste. Il surf, insieme alla natura, è un altro dei punti forti del Costa Rica, una delle mete più sognate del mondo per chi ama le onde. Arrivano dal Canada, dagli Stati Uniti, dall' Europa. Ci sono poi tanti italiani che dopo una vacanza hanno deciso di vivere qui. Come Luca, che ha un' attività di diving e immersioni, o Simona, che con tre soci ha dato vita al Griss Lodge and Villas: comprò un terreno che aveva solo una pianta di mango, oggi ci sono appartamenti con piscina a due minuti dalla spiaggia di Santa Teresa. Tanti italiani - Qui, un' unica strada accidentata costeggia la spiaggia e gli alloggi. I centri yoga spuntano come funghi, ci sono scuole e ritiri "zen". Bellissimi surfisti e surfiste arrivano da tutto il mondo e la sera, nel ristorante con musica live Kika, sembra di essere in una scena del film Point Break. C' è l' atmosfera delle spiagge thailandesi e il calore dei latinoamericani. Alle cinque e mezza, cascasse il mondo, chi vive sulla costa pacifica va in spiaggia e guarda il tramonto, con birra o senza. Un' altra vita è possibile.  di Alessandra Menzani

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