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Enrico Montesano, profanata la tomba della mamma: il degrado al cimitero del Verano di Roma

Gino Coala
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Una tomba del Verano depredata. Quello che potrebbe sembrare l'ennesimo atto vandalico, all' interno del cimitero monumentale di Roma, stavolta scatena polemiche, interrogazioni politiche e la richiesta di una "pronta convocazione" del direttore di Ama Cimiteri in Campidoglio. A spezzare il silenzio e la rassegnazione a cui spesso devono sottomettersi i proprietari dei loculi e i visitatori del maggiore cimitero della capitale, è uno dei più popolari attori romani: Enrico Montesano. Che ha voluto denunciare ad alta voce la profanazione scoperta, la scorsa domenica, mentre si recava per pregare su una delle due tombe di famiglia a San Lorenzo. La tomba dove è sepolta la mamma Iolanda, ricordata da Enrico e da suo fratello Giancarlo con una dedica incisa su una scultura marmorea in forma di libro. Una scultura rimasta appoggiata, per ben 65 anni, accanto all' amata lapide. «Profanare» una tomba, violare il rispetto che si deve ai morti è una violenza atroce! - scrive l'attore sul suo profilo Facebook - Violare e offendere luoghi ai quali sono dovuti venerazione e rispetto non lo possiamo tollerare. Non possiamo tacere né lasciarci andare alla rassegnazione! No all' accettazione senza reagire, come se tutto ciò fosse ineluttabile. Le cose possono cambiare, devono cambiare». SCIATTERIA A suscitare l' amarezza dell'artista, oltre al furto di per sé odioso («ormai siamo al riciclo anche dei blocchi di marmo, chissà che infimo racket ci sarà dietro?»), è soprattutto il senso di sciatteria e di impotenza che si respira tra chi quelle sacre Mura - il Verano è soprannominato «il Paradiso degli artisti» per la quantità di sepolture di personaggi illustri, da Mastroianni a Sordi, passando per Aldo Fabrizi, Gassman e Manfredi solo per citare gli attori che vi riposano, in particolare nel "Pincetto" - le dovrebbe curare e presidiare. «Come ogni domenica, nel cimitero c'era solo un poveraccio all' ingresso, che appena l'ho avvisato mi ha detto: «Non mi dica niente a me, io so' l'ultima ruota del carro, faccia la denuncia». Al che gli ho risposto: Guardi che io sono la sottoultima ruota del carro perché vengo qui e pago, e per di più me rubano». Senza perdere la solita ironia, Montesano ha messo però il dito in una piega tristemente nota a tantissimi romani, e non solo. DECORO E SICUREZZA Dedicare una maggiore cura al decoro e alla sicurezza delle tombe e dei visitatori, dovrebbero essere prassi quotidiana. Interpellata telefonicamente, Ama fa sapere che nessun dirigente è in grado «in questo momento» di rispondere alle domande di Libero. Ma sull' onda dello sdegno collettivo, l'azienda si è difesa ieri con un burocratico comunicato: «É attivo 7 giorni su 7 un servizio con guardie giurate automunite che operano dalle 6 alle 20 che, oltre a svolgere i compiti di vigilanza, collaborano con il personale Ama». Si sottolinea anche l'esistenza di «un sistema di video sorveglianza collegato con la centrale operativa che vigilano h/24 su tutti i punti nevralgici delle aree cimiteriali. Si tratta di 40 telecamere che monitorano ingressi, camere mortuarie, uffici Il personale Ama opera in stretta collaborazione con le Forze dell'Ordine, alle quali debbono quindi essere denunciati eventuali furti, danneggiamenti o altri episodi degni di nota». Insomma il cittadino e parente, nonché contribuente del Comune, deve accontentarsi, senza replica. A maggio 2017 furono ben 70 le lapidi danneggiate nella notte da ignoti, in un blitz che infierì su tombe, vasi di fiori, croci e stelle di David, nell' area cattolica e in quella ebraica del camposanto. E risale al 26 settembre 2017 una delle ultime interrogazioni, firmata dal consigliere capitolino Francesco Figliomeni, dove si chiede conto ad Ama Spa del degrado del Verano. Purtroppo rimasta lettera morta, come la sicurezza dentro al Verano. di Beatrice Nencha IL RICORDO DI NONNA PORTATO VIA SENZA UN PERCHÈ Nonna Iolanda non l' ho mai conosciuta. Se non attraverso i racconti, giocoforza sfocati, di mio padre. Del resto lui era un bambino di 8 anni quando la mamma «volò in cielo» ad appena 24 anni. E a otto anni i ricordi, purtroppo, sono pochi. Per questo è stata ancor più dolorosa quella telefonata, nella tarda serata di domenica, con la quale mio padre mi comunicava che, dopo 55 anni, quel libretto di marmo con le pagine aperte con il quale lui e suo fratello Giancarlo salutavano per sempre la madre era scomparso dal cimitero del Verano. Rubato. A Roma succede anche questo: durante la passeggiata domenicale per rendere omaggio ai propri cari, si scopre che i piccoli-grandi modi per ricordare i defunti - i fiori, i lumi, le opere in marmo - sono alla mercé della stessa criminalità predatoria che infesta le strade della Capitale con furti e scippi. Ma non è questo l' aspetto più grave: quello risiede nell' attuale incapacità di stupirsi. Mio padre, classe 1945, era furibondo. Incredulo, oltre che addolorato. Io, classe 1971, ero rassegnato. Lui è cresciuto in un Paese; io in un altro. Nel "suo", per 55 anni quel ricordo con la foto della mamma è rimasto al suo posto; nel "mio", ostaggio del degrado quotidiano, si è volatilizzato con una semplicità disarmante. Nel 2018, chiunque è evidentemente libero di entrare in un camposanto, nella fattispecie il principale della mia città, curiosare tra le tombe e portarsi via quello che vuole. I custodi? Spariti. La vigilanza? Non pervenuta. Tutto è lasciato al caso, all' incuria. È grasso che cola se ogni tanto qualcuno dà una pulita alle tombe e spazza i viali. E non è certo la prima volta che succede. Ma è davvero così difficile «lasciare in pace i morti», come insegna Virgilio nell' Eneide? Sì, è difficile. Anzi, sta diventando impossibile. Chissà se da oggi chi si ritrova tra le mani quel libretto di marmo dedicato a Iolanda Braconi in Montesano si accorgerà che ha portato via a mio padre e a mio zio - mio nonno paterno è morto da qualche anno - la testimonianza più cara dell' amore di un figlio per la mamma che vola via prima del tempo. di Tommaso Montesano

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