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Gianfranco Rotondi costretto a vendere casa per pagare i debiti del partito

Andrea Tempestini
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Alla voce “rovinati dalla politica”, ecco la triste storia di Gianfranco Rotondi, ex ministro del governo Berlusconi e leader di Rivoluzione cristiana. Costretto a vendere casa per far fronte ai debiti del suo partito. Lui la racconta con il sorriso sulle labbra, perché è fatto così. «Gli onori ricevuti dalla politica e da Silvio Berlusconi superano largamente il valore materiale di un immobile tutto sommato modesto». E intanto libera dagli ultimi scatoloni la villa di famiglia situata in località Montefredane, duemila anime in provincia di Avellino. I fatti sono andati così. Nel 2008 Rotondi è uno dei fondatori del Pdl. I soci stabiliscono anche un accordo economico per la divisione del rimborso elettorale. Ma il progetto naufraga ben presto lasciando macerie, litigi e debiti. Al grosso ci pensa Berlusconi che ha versato alle banche creditrici quasi cento milioni di euro. Nel suo piccolo Rotondi aveva prestato fideiussione personale alla “Balena Bianca”, il suo movimento confluito nel Pdl. La speranza era nel patto fondativo che riguardava anche le risorse, ma a fine corsa la cassa era vuota. Esattamente come è avvenuto a Berlusconi, anche alla porta di casa Rotondi hanno bussato banche e creditori, tipografi ed enti previdenziali. L'ex ministro, ora segretario di Rivoluzione Cristiana, ci ha messo tutta la legislatura, ma ha quasi finito di pagare, dando a garanzia “Villa Daria”, la casa di campagna nel paese dei nonni chiamata col nome della sua vispa secondogenita. Proprio in questi giorni si perfeziona la vendita della proprietà che apparteneva alla famiglia dell'ex ministro dell'Attuazione del programma di governo da alcune generazioni. Ma in casa Rotondi non si sono consumati drammi. Gianfranco parla di questa disavventura con ironia. Ma che non gli si venga più a dire che ha fatto i soldi con la politica... di Salvatore Dama

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