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Maroni si fa la sua Pontida

Roberto Maroni

Bobo organizza il primo maggio vicino a Bergamo il "Lega unita day" per ricompattare la base

Nicoletta Orlandi Posti
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  Roberto Maroni è stato il primo a voler commentare la vicenda Finmeccanica. Un po' perché Giuseppe Orsi, nuovo capo del colosso della difesa italiana, è molto vicino a lui e, in generale, alla Lega. Un po' perché se vuole sostituire Umberto Bossi alla guida del Carroccio deve saper superare le bufere, anche se non lo riguardano direttamente. Perché un conto è fare pulizia di gente che, secondo le accuse, ha approfittato dei soldi pubblici incassati dal partito per pagare spese personali: una questione morale, più che penale. Un altro è difendersi dalle accuse di tangenti. Nel 1992 il Senatur, che fu beccato a incassare 200 milioni di lire di mazzetta Enimont, riuscì a cavarsela incolpando l'allora tesoriere Patelli. E ora sulle tangenti Umberto è quasi sibillino: «No, non può essere, io non ho mai sentito cose del genere. Lì di solito, lavorava Giorgetti, che è un pretino», ha aggiunto, ricordando che proprio il segretario lombardo in passato rifiutò del denaro da Fiorani. «Di Giorgetti sono ultrasicuro - ha insistito - se gli davano le tangenti, lui gliele portava indietro». Comunque «qualcosa non quadra, oppure è un Paese di merda, un Paese in cui a Reggio Calabria avanzano il tempo di pensare alle beghe della Lega con tutta la mafia che hanno. Qualcosa puzza», ha continuato il presidente federale: «Se fossimo stati al governo queste cose non ci sarebbero capitate». E ora «un po' mi vergogno quando vado in giro».   Più battagliero invece l'ex ministro dell'Interno - ha scritto su Facebook -   «la Lega non si fa intimidire certo da queste stronzate fangose. Le insinuazioni di un ex-dirigente di Finmeccanica (licenziato dal nuovo presidente Orsi) orecchiate da qualche parte su “presunti finanziamenti illeciti ai partiti” - ha aggiunto Maroni - sono diventate sui giornali “tangenti alla Lega”: viva la libera stampa (si fa per dire...)». Sempre Bobo ha rincarato la dose: «Stipendi mai così male dal 1983, ben 29 anni! Nuovo record mondiale del governo Monti. Ma l'importante per i giornali è infangare la Lega. Creare clamore sulla Lega serve anche a nascondere questo dramma sociale? Lega unita Lega invincibile!». E per questo, in fretta e furia, Maroni ha organizzato il «Lega unita day» per il primo di maggio:  si farà  «a Zanica» in provincia di Bergamo, dove parteciperà anche il Senatur. E a un militante che gli chiedeva «fatti e non parole»,  l'ex capo del Viminale ha risposto:  «Servono il “Lega unita day” e soldi alle sezioni. Coraggio».  Già, ci vuole coraggio anche a tirare in ballo la parola «fango», dopo che nelle ultime settimane lo stesso Maroni aveva smentito le bossiane teorie complottiste. O il fango c'è sempre o non c'è mai. È vero che le dichiarazioni di Borgogni vanno prese con le molle e, soprattutto, verificate. Ma non ci sono finora nemmeno le prove dei pagamenti  per la laurea di Rosi Mauro: tutto è partito da un'intercettazione fra Belsito e Nadia Dagrada, la signora dei conti di via Bellerio. Che differenza c'è fra Borgogni e la Dagrada?  Le indagini e i fatti ci diranno  se è fango o se qualche leghista ha preso soldi da Finmeccanica, che per altro ha smentito il pagamento di mazzette ai padani. Smentita  giunta anche dallo stesso Orsi. Ad ogni modo Maroni ha capito il pericolo e, imitando la scuola Bossi, vuole ricompattare la base per il primo maggio. Una sorta di Pontida a pochi giorni dalle amministrative. «Contro chi ci vuol dividere e contro chi vuole infangare la Lega», ha annunciato. Il motto? «Arrendersi? Mai!».  A smorzare gli entusiasmi ci ha pensato però Berlusconi, che si è detto infatti «dispiaciuto per Bossi», tirando fuori dei crudeli sondaggi che danno il Carroccio in caduta libera per le «recenti vicende» ma anche per la «scelta masochistica di andare da solo».  Provocazione che però non ha raccolto il Senatur: se ci sarà voto a ottobre decideremo le alleanze, ma ho detto «no, grazie» a Silvio. Anche perché «spero che nessuno vada più a fare il deputato a Roma, compreso me. È stato un errore  andare a Roma». Ora è il momento di fare «la guerra per la libertà del Nord che  ne ha piene le scatole e vuole l'indipendenza. Prima eravamo divisi, ma la Lega non crollerà». di Giuliano Zulin  

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