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Palermo non è impazzitaOrlando è al 30%, non al 47%

Leoluca Orlando

Spoglio da rifare: gli scrutatori non hanno tenuto conto della nuova legge elettorale che non prevede il "voto di trascinamento"

Nicoletta Orlandi Posti
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I voti che ha preso Leoluca Orlando sono molti di meno. Lo stesso vale per Fabrizio Ferrandelli e anche per Costa. Non hanno capito molto gli scrutatori siciliani sulla nuova legge elettorale e così lo spoglio delle schede per le elezioni amministrative a Palermo e negli altri comuni al voto è da rifare.   Tutto nasce da una circolare diramata dal Dipartimento elettorale regionale che contesta i metodi di conteggio utilizzati dai comuni e la formulazione delle percentuali sulla base del totale dei voti assegnati ai candidati sindaci.  Secondo gli uffici dell'assessorato alle Autonomie locali della Regione, invece, occorre tenere conto del totale dei voti validi, presi sia dai candidati sindaci, dunque, che dalle liste e dagli esponenti in corsa per il consiglio, ad eccezione delle nulle, ma comprese le schede bianche. Conseguenza di due leggi regionali, del '97 e del 2012, che tengono in piedi il sistema di calcolo secondo cui si estende automaticamente al candidato sindaco il voto per il consigliere.  Ciò conferma, ad esempio, il successo di Leoluca Orlando a Palermo, ma ne ridimensiona la portata e la percentuale del 47% che gli attribuisce il Comune, potrebbe abbassarsi al 30-35%; quella del diretto competitore, Fabrizio Ferrandelli, dal 17 al 10%.  Ma altrove tutto ciò ha strozzato in gola l'urlo di gioia dei candidati che credevano di essere stati eletti al primo turno e che invece saranno costretti al ballottaggio: è il caso di Sciacca, Erice, Misterbianco e Villabate.

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