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Roma diventerà provincia tedescae ci terremo ancora Monti

Merkel e Monti

Draghi: "Chi vuole aiuti deve firmare il memorandum d'intenti", che renderà il programma dei partiti carta straccia. Il risultato? La "strana maggioranza" bis

Andrea Tempestini
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Le parole di Mario Draghi, passata qualche ora dal suo intervento che ha deluso e fatto crollare i mercati, possono essere analizzate con più cura, in profondità. Il governatore - escluso il numero uno della Bundesbank, il falco Jeins Widmann - è riuscito a limare il fronte del rigore. I mercati, però, si attendevano una sorta di pokeristico "all in": tutto sul piatto. E invece no, sul piatto, di fatto, ieri Draghi ci ha messo poco e niente. La "colpa", ammesso che di colpa si possa parlare, non è però sua: la Bce ha le mani legate, poteri limitati, e senza l'assenso dei governi Ue (leggasi: Germania) non può aprire il fuoco col tanto chiacchierato bazooka (che sia la licenza bancaria o gli acquisti illimitati). Ma, come detto, l'ex numero uno di Bankitalia ha assottiliato il fronte rigorista (e la stampa tedesca ha già iniziato a preoccuparsi, mettendolo nel mirino): il risultato lo ha ottenuto ponendo condizioni ai governi molto più stringenti. La politica dei Paesi beneficiati dagli eventuali aiuti, ha rimarcato il governatore, deve alzare bandiera bianca. Il "memorandum di intenti" - Stiamo parlando dei pazienti più preoccupanti, Italia e Spagna: per accedere all'aiuto dell'Eurotower dovranno chiedere l'intervento dei fondi di salvataggio (oggi l'Efsf e, a settembre, l'Esm). I due fondi potranno comprare Btp e Bonos a lungo termine (questa la vera novità), mentre in parallelo la Bce continuerà l'acquisto di titoli a scadenza breve (come fece la scorsa estate, quando però l'unica condizione posta era la celebre lettera d'intenti mandata a Roma; è evidente il "salto di qualità" delle condizioni poste oggi, che di fatto prevedono l'ok a un commissariamento, messo nero su bianco). Per ottenere i nuovi aiuti Monti e Rajoy dovranno sottoscrivere un "memorandum d'intesa", ha spiegato Draghi, che impegna i loro Stati su un calendario di misure (nuove manovre) spalmate sugli anni a venire (inoltre Roma e Madrid dovrebbero accettare le verifiche di Bruxelles e Francoforte). Si tratterebbe, nei fatti, di un commissariamento a tutto tondo. Verso il commissariamento - Per ottenere gli aiuti e - si spera - la salvezza del Paese dobbiamo pagare con la moneta della democrazia: l'ipoteca che si prepara a firmare Monti non è solo finanziaria, ma politica. Il premier nega, ma sa che a breve potrebbe essere costretto a chiedere gli aiuti. L'ipotesi è concreta, quasi sicura: il problema non è tanto lo spread Btp-Bund volato a 500 punti base, ma il fatto che non si schiodi dai 400 punti, una soglia che non ci permette l'indipendenza finanziaria. Monti si appresta a firmare il memorandum. La conseguenza? Il programma politico dei partiti che si affronteranno alle prossime elezioni diventerà all'istante carta straccia. I partiti della "strana maggioranza" si presenterebebro alle elzioni con le mani legate, senza possibilità di autodeterminazione, sarebbero ancor prima del voto soggetti ai voleri di Germania, Bruxelles e Francoforte (mentre, in parallelo, potrebbero raccogliere ancora più consensi le forze populiste anti-sistema e anti-euro, Beppe Grillo in primis). Monti dopo Monti - Di fatto, gli impegni che l'Italia potrebbe essere costretta a sottoscrivere già nei prossimi giorni, obbligherebbero il paese a un governo di Grande coalizione-bis. Una circostanza che tutti - Casini escluso -, a parole, vorrebbero evitare. Ma per una politica che non può scrivere il suo programma non c'è altra possibilità. L'opzione del "Monti dopo Monti", insomma, si fa sempre più probabile. Lo ammette anche l'ex ministro Antonio Martino, tra i fondatori di Forza Italia: "E' un'ipotesi che va tenuta in considerazione. A patto di varare le vere riforme, che non sono l'Imu". Lo spread rischia di condannarci: ci terremo ancora il Professore.

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