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L'ultimo suicidio del Pd:vogliono candidare Befera

Attilio Befera

Andrea Tempestini
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  Il rebus delle prossime elezioni è tutt'altro che semplice da risolvere. I misteri sono molteplici, e vanno dalle coalizioni ai candidati dei partiti (nel Pdl il destino di Silvio Berlusconi è più incerto che mai, nel Pd si scannano per la leadership). Chi vincerà? Ci terremo ancora la "dittatura dei tecnici"? E se sarà così, il premier sarà Mario Monti o il professore, come ha giurato e stragiurato, mollerà Palazzo Chigi? Tutti nodi che devono ancora essere sciolti. Nel frattempo, in uno scenario fluido e mutevole, ha cominciato a farsi largo un'ipotesi: il Pd potrebbe candidare Attilio Befera, lo sceriffo delle tasse, il presidente dell'Agenzia delle Entrate, a cui potrebbe essere affidato qualche incarico verticistico nel partito (oppure un dicastero?). Dai suicidi ai blitz - Semplice il ragionamento che sarebbe stato compiuto in via del Nazareno: chi meglio di Befera, un vessillo da sventolare in nome della lotta senza quartiere all'evasione fiscale? Arruolare lo sceriffo anti-evasione porterebbe consensi: in un'Italia costretta in ginocchio dalla pressione fiscale, avere tra le fila del partito l'uomo che della caccia al nero ha fatto la sua ragione di vita sarebbe un colpaccio (se dobbiamo pagare tanto, almeno paghiamo tutti). Un serbatoio di consensi, anche se la faccia di Befera - e questo è l'altro lato della medaglia - è stata troppo spesso associata alla vessazione fiscale a cui sono sottoposti i contribuenti italiani. Nei giorni in cui avevano particolare risalto mediatico i suicidi di imprenditori e cittadini "uccisi" dalle cartelle di Equitalia, il marchio-Befera aveva certamente perso parte del suo appeal. Ora però l'eco dei suicidi si è spento, ed è rimasto il ricordo dei blitz-spettacolo a Cortina e simili: una messinscena che l'elettorato di sinistra ha gradito, motlissimo.  Lo spottone del Corsera - Proprio oggi, martedì 11 settembre, compare sul Corriere della Sera una lunga intervista proprio al direttore dell'Agenzia delle Entrate e di Equitalia. Un enorme spottone confezionato in via Solferino, da un quotidiano sempre attento alla scacchiera del potere politico ed economico. Nel colloquio Befera si autopromuove e spiega: "Così daremo la caccia ai grandi evasori fiscali". E per enfatizzare il lato umano del buon Attilo, ecco la commovente seconda riga di titolo: "Le ganasce alle auto? Soltanto 22". Un concetto, quello della "bontà" di Equitalia, ripreso più volte nell'intervista. "Avete pure un po' mollato la presa", chiede il Corsera. E Befera risponde: "Lo dicono i dati. Quest'anno...", e via con la storia delle ganasce fiscali.  Il dubbio di Paragone - Befera ribadisce che si è esagerato "molto nel valutare la pesantezza delle misure di Equitalia" e che l'ente di riscossione non ha alcun "intento vessatorio". Quindi le cifre: "Siamo in linea con le somme incassate l'anno scorso". Buone cifre, dicono Befera e il Corsera all'unisono. Cifre che, per inciso (ma questo nessuno lo dice), sono inferiori rispetto a quelle raggranellate dal governo Berlusconi ("a fine agosto abbiamo raccolto 7,2 miliardi contro i 7,3 miliardi del 2011"). Molto spazio per Befera, insomma, e una totale assenza di domande pungenti al direttore dell'Agenzia delle Entrate. Tanto che il sospetto che lo sceriffo anti-nero sia in odor di scesa in campo è venuto anche a un attento analista politico come Gianluigi Paragone, che sfruttando la sintesi di Twitter ha lanciato in rete la possibilità: "Ennesimo monologo di Befera sui giornali. Sta cercando candidatura?". Paragone non è l'unico a pensarlo, mentre a volerlo potrebbe essere proprio il Pd di Bersani. L'audizione alla Camera - Befera, nel corso della giornata, quasi a prendere confidenza con i luoghi della politica, ha parlato in audizione in commissione Finanze alla Camera. "Se guardo all'opinione pubblica mi aspetto in particolare che la lotta all'evasione, più che la mission istituzionale dell'amministrazione finanziaria, sia un obiettivo condiviso dalla società civile", ha dichiarato. E ancora ha ribadito di aspettarsi che "le attività di controllo fiscale non siano più percepite come forme di invasiva intrusione nelle realtà private, ma siano accettate serenamente, al pari di altre forme di controllo dello Stato. Mi aspetto - ha aggiunto il direttore dell'Agenzia parlando della delega fiscale - quell'evoluzione culturale che, se già appartiene a tanti, ancora non appartiene a tutti". Befera ha difeso ancora l'loperato di Equitalia spiegando che "tutto ciò che facciamo lo facciamo in base alle leggi.  Le sanzioni e gli interessi non siamo noi  a stabilirli, sono leggi dello Stato e io le devo applicare”. E ancora: “Le barche e le macchine sono state portate via a chi evadeva, non ai cittadini onesti”, Quanto all'attività di Equitalia, di cui Befera è direttore, “abbiamo fatto sicuramente una serie di errori pesanti, ma limitati”. Infatti,  rispetto a un totale di cartelle inviate che va dagli 8 ai 10 milioni i “casi sbagliati sono 1.000-2.000” osserva. Sul redditometro, Befera ha annunciato che è passato più di un anno dall'annuncio del nuovo redditometro, ma l'Agenzia delle entrate sta ancora lavorando a uno strumento che dovrà dare "la certezza di raggiungere e snidare l'evasione".

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