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I sondaggisti bocciano Passera "Autorevole, ma non scalda"

Corrado Passera

Il ministro "pigliatutto" è in cima alla lista dei corteggiati da Casini e Terzo Polo

Nicoletta Orlandi Posti
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Era partito molto forte, Corrado Passera, nella scala del gradimento degli italiani per il governo Monti. Il ministro “pigliatutto”, si diceva, titolare dello Sviluppo economico, delle Infrastrutture e dei Trasporti, uomo dei poteri forti e dei palazzi che contano. Forza Passera più che un'esortazione tracciava già il futuro: da super tecnico a leader politico dopo il 2013. Buono proprio per quel nuovo gruppo di moderati che spazia dal centrodestra al centrosinistra, ma soprattutto, appunto, al centro. Non è un caso, dunque, che il nome dell'ex capo di Intesa San Paolo sia in cima alla lista dei ministri dell'attuale governo corteggiati da Pier Ferdinando Casini e dal Terzo Polo per la grande avventura del dopo Udc. Anche il ministro Passera sarà nel Partito della Nazione? «E chi lo sa...», ha risposto sibillino il leader centrista. Ma siamo così sicuri che il dominus dello Sviluppo economico sia l'uomo giusto per scaldare le masse? Sondaggisti e massmediologi dicono di no. I banchieri non scaldano, la comunicazione è fredda, il loro è il mondo di una élite sempre più distante dal resto degli italiani, oggi poi più che in passato.  «Nessun dubbio sull'autorevolezza di Passera», dice Klaus Davi, «ma il suo destino in politica dipende molto dal sistema elettorale che avremo». Se si tratta di andare nell'arena, per il manager comasco ci sono poche chance, la competizione è dura. Diversamente, «con un sistema favorevole, ce la fa». Passera, per gli analisti, non è comunque un ministro carismatico. A parte la rivale Elsa Fornero, ormai arcinota agli italiani, perfino Anna Maria Cancellieri, titolare degli Interni, lo supera in quanto a popolarità, fa sapere Luigi Crespi. «Va bene il cipiglio, ma ha un impatto troppo settentrionale». E il prof Mario Monti, nonostante l'aplomb, con le sue battute e i suoi comunicati stampa ha dimostrato un'insospettabile autoironia per cui viaggia sempre su percentuali altissime di notorietà. Empatia, perché la simpatia è altro e dopo le varie riforme e la paccata di tasse il calo drastico di apprezzamento c'è stato.  Una discesa verticale che comunque non ferma, secondo Arnaldo Ferrari Nasi, quella maggioranza di elettori favorevoli a che Monti si ripresenti, «anche se non dovesse riuscire a salvare l'Italia dalla crisi. Monti o uno dei suoi». In primis il bocconiano Passera. Del quale è proverbiale la riservatezza: nessun commento sulle dichiarazioni che lo vorrebbero un giorno in corsa con il Pdl (ora non più), un altro con il Pd, ora con l'Udc. Poche uscite mondane ufficiali (come la prima alla Scala) con la giovane moglie Giovanna, rare interviste, molti attestati di stima: da Berlusconi, che pur apprezzandolo, poi lo ha scaricato («Passera non buca»), allo scrittore-amico Roberto Saviano, che per lui ha avuto parole di grande ammirazione ed è già stato accreditato come consulente di una futura creatura politica, se mai ci sarà. Il banchiere-ministro, invece, parla poco e a voce bassa. Si ritrae davanti a endorsement non richiesti e lascia che siano gli altri a cercarlo. Come osserva Nicola Piepoli «non è Passera che va in un partito, semmai è il partito che va da lui. Va bene per tutti gli schieramenti. Se ha voglia di impegnarsi in prima persona e scendere in campo lo farà, altrimenti è abbastanza ricco per farsi gli affari suoi. Il suo appeal? Medio-buono», è il giudizio generoso di Piepoli. «Il problema è che non si è ancora fatto conoscere abbastanza dalla gente. È molto controllato. Finora appare come uno che non disturba».  Il perfetto vicino di casa.  di Brunella Bolloli 

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