Val di Susa: il binario morto della civiltà
Mattias Mainiero risponde a Anna Manco
Gentile Mainiero, scusi se le sembro un po' tarda, visto che da tempo la cronaca si occupa di quest'argomento, però vorrei lo stesso approfittare della sua capacità di sintesi e chiederle di spiegarmi le ragioni del “sì” e quelle del “no” alla realizzazione della Torino-Lione e soprattutto dirmi cosa ne pensa lei. Anna Manco e.mail Penso che se sotto casa mia dovesse passare un'autostrada o una ferrovia mi incavolerei e tenterei di farla passare altrove. Mi arrabbierei, vivendo in una zona tranquilla, anche se dovessero aprire una pizzeria o un bar. E dunque comprendo le ragioni di chi si oppone alla Torino-Lione sbandierando i superiori principi della salvaguardia dell'ambiente che forse sono solo principi di personale salvaguardia. Però, mi rendo anche conto che l'epoca dei muli è tramontata e che la rapidità di oggi presuppone ferrovie veloci. E quindi non c'è alternativa: bisogna conciliare le legittime proteste di chi preferirebbe che i treni passassero nel giardino degli altri e di chi preme per farli passare proprio lì. Al tempo stesso, bisogna comprendere che una cosa sono le legittime proteste e un'altra la strumentalizzazione delle proteste (no global, bombaroli, imbecilli e compagnia brutta) per motivi che nulla hanno a che fare con l'alta velocità. Ricapitolando: la tratta Lione-Torino si deve costruire per portare l'Italia in Europa, per mantener fede agli impegni internazionali e per agganciare il nostro Paese alla modernità. Contemporaneamente, bisogna andare incontro alle popolazioni del posto e ricompensarle in qualche modo (sgravi, bonus eccetera) per l'incomodo. Tutto qui. E lei, gentile signora, non è affatto tarda di comprendonio. E' l'Italia che è complessa, a volte autolesionista, a volte pasticciona e sempre difficilmente comprensibile. Esempio: dei signori no global e bombaroli sappiamo tutto, nomi, cognomi, domicili e forse pure abitudini sessuali. Basterebbe ingabbiarne un nutrito gruppo e porre fine alla strumentalizzazione delle proteste riportando il dibattito nell'alveo della civiltà. Ma non lo facciamo, perché da questo punto di vista siamo su un binario morto. E quando si è su un binario morto non si costruisce né l'alta né la bassa velocità. Nella migliore delle ipotesi, si rimane fermi in attesa che un petardo, un lacrimogeno o peggio ancora ci scoppi tra le gambe. Cosa che puntualmente sta avvenendo. [email protected] Per fermare i No Tav Dottor Mainiero, per contrastare i no tav e tutta quella cricca di idioti che gravita loro attorno, non sarebbe più efficace, anziché usare le buone maniere, e l'opera di convincimento che, come si vede, serve a ben poco, affrontarli con delle autobotti cariche liquami di porcilaia, i più puzzolenti, cosa del resto che già fecero, sbagliando obiettivo, i Cobas del latte contro la polizia qualche anno fa? Sono dell'idea che, irrorarli ben bene con quella sorta di Chanel n°5, farebbe passar loro i bollenti spiriti e i lavori della tav potrebbero proseguire senz'altri intoppi.Corrado Cocconi Parma E lei crede che uno Stato civile possa fare questo? Le palle di m... sono armi convenzionali di distruzione di massa. Non si può. Ricette pericolose Monti ha issato bandiera bianca. La sua intenzione di spostare la tassazione dalla diretta a quella indiretta, di diminuire l'Irpef e aumentare l'Iva, è un chiaro sintomo di impotenza nei confronti del fenomeno dell'evasione fiscale. Non riesce in alcun modo a far pagare le imposte dirette, allora pensa di rifarsi su quelle indirette, su quelle che vengono inglobate in tutto ciò che acquistiamo. Impossibile procedere con l'acquisto del bene se non si è pagato il prezzo intero, comprensivo di Iva. Peccato che proprio l'Iva sia una delle imposte più evase in assoluto. Sorge il dubbio: vuole combattere o favorire l'evasione? La confusione diventa totale quando Monti annuncia che a guadagnarci saranno imprese e lavoratori dipendenti, mentre a perderci saranno i consumatori. Niente male per un governo che ha come priorità la ripresa del Paese. Se i consumatori ci perdono non ci vuole molto a capire che finiranno col consumare di meno.Mario Moreggi e.mail Paradisi inglesi Secondo uno studio inglese l'Italia meriterebbe la maglia nera nell'Ue per l'economia sommersa e quindi anche per l'evasione fiscale. Basta dare uno sguardo alle isolette che ci sono attorno al Regno Unito per scoprire una serie di nomi che farebbero venire l'orticaria a Befera. Sono tutti paradisi fiscali: Isola di Man, isole del Canale, Guersney, Jersey, e poco più a sud si trova Gibilterra, nei Caraibi ci sono tutta una serie di Stati che fanno parte del Commonwealth e alcuni di questi conservano ancora il termine british, come le Isole Vergini. La rivista Forbes ha stilato una lista dei 10 migliori paradisi fiscali al mondo. Tra queste ha inserito a pieno titolo Londra, definita l'epicentro del più vasto network di transazioni finanziarie non alla luce del sole al mondo con un'enorme mole di denaro che passa per quelle banche. Se non esiste l'evasione nel Regno Unito il motivo è uno solo: da quelle parti è stata istituzionalizzata e l'ottimizzazione fiscale (che qui si chiama elusione) è perfettamente legale.Anna Mosene e.mail Il libro della vita E' l'ora di sussurrare un grazie alla vita. Per esistere. Per aver amato. Per aver ascoltato il piacere di lunghi silenzi. Per l'ebbrezza dei suoni, dei colori, dei profumi dell'eterna Natura. Per aver vissuto nella poesia della vita e nella realtà come poesia. Per i lampi improvvisi che non mi hanno accecato. Per la ricerca di un dio che spesso non perdona ma ascolta. Per la gioia di rifare ogni passo della vita con i ricordi che abbracciano il cuore. Per un gabbiano perduto nell'infinito. Per una piuma raccolta su una spiaggia del tempo. E che una mano malinconica ha nascosto nel libro della vita.Annamaria De Matthias e.mail