
Volo e schianto

Fabio Volo è un simpatico vero, la sua virtuosa medietà l' ha trasformato in un' Alice nell' Italia delle meraviglie a cui tutto riesce benino. Si diverte. Gli scrittori impegnati lo odiano perché stravende paccate di libri senza straziarsi le viscere. Volo non pensa granché, ma lo pensa lui, e non ha mai sentito il bisogno di schierarsi politicamente dalla parte dei giusti. Continui pure a farlo: resti lontano dalle sabbie mobili della politica, che non è una cosa complicata ma neanche semplicistica; altrimenti, come dire, chi va al mulino s' infarina. L' altro giorno ha raccontato che in Rai aveva incontrato Berlusconi e che l' aveva rimproverato per un paio di uscite sugli extracomunitari: e bum, ha trovato subito lenzuolate mediatiche pronte a celebrarlo. Forse gli è piaciuto, e mercoledì sera ci ha riprovato con Matteo Renzi, in pubblico: e si è schiantato. Doveva presentare il suo libro, Volo, ed era ospite di Oscar Farinetti, nel cuneese, e c' era Renzi come previsto. È stato Volo a introdurre il tema "ius soli" e a solleticare Renzi: salvo stupirsi perché Renzi ha fatto Renzi, e la parola non l' ha mollata più. Così Volo ha perso centralità e ha cercato istericamente di portare via il pallone: «Non sono venuto ad assistere a un comizio». E se n' è andato. Serata auto-rovinata. Poi ha ammesso: «È una situazione che ho gestito male». Cristallino. Che bello se tutti gli altri artistoidi, quelli «impegnati» all' italiana, capissero che ogni volta fanno la stessa identica figura.
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