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Quali sono le arti da combattimento più efficaci per difendersi da un'aggressione?

Andrea Bisaschi
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Lo so, chi non è appassionato di arti marziali si sarà fatto un'idea di queste discipline che molto probabilmente non corrisponde alla realtà. Sicuramente la cinematografia non ha aiutato a lanciare un messaggio corretto. Se da un lato i film d'azione partendo da Bruce Lee, la vera icona di questo genere, a Chuck Norris, passando da Jean Claude Van Damne e Steven Seagal, per arrivare a Jet Li e Jackie Chan, hanno fatto conoscere le arti marziali al grande pubblico, hanno di contro dato un'idea sbagliatissima di queste ultime, dandole dei poteri soprannaturali quasi magici. Molti praticanti di arti marziali e sport da combattimento (la forma sportiva di queste ultime), sono afflitti dalla sindrome del fanatismo marziale, patologia che colpisce moltissimi praticanti, soprattutto coloro che non raggiungono livelli di un certo prestigio, che si manifesta con la superbia e l'arroganza, tipica dei fanatici, di chi ha scelto l'arte più efficace a livello planetario. Le altre, per il radicale, non sono efficaci come quella che pratica lui, l'unica disciplina che funziona alla lunga distanza, alla media, alla corta, nel corpo a corpo, a terra, contro più avversari, contro spranghe, coltelli, machete, bombe a mano e carri armati. A parte gli scherzi, premettendo che non esiste l'arte perfetta per completezza e che l'uomo fa sempre e comunque la differenza, nel senso che le capacità dell'individuo mentali, fisiche, motorie, influiscono maggiormente rispetto alle tecniche caratterizzanti una disciplina piuttosto che un'altra. Per farvi un esempio, Bruce Lee non era forte perchè faceva Kung Fu, era forte perchè era un' atleta di altissimo livello con abilità motorie mostruose e una determinazione e una perseveranza indefesse. Se Bruce avesse fatto karate, sarebbe stato fortissimo ugualmente. Quindi non è che chiunque faccia Kung fu non tradizionale, Jeet Kune Do, diventerà abile come Bruce Lee. Purtroppo però, la maggior parte delle persone insicure si nasconde dietro l'arte e ne diventa un paladino per acquisire quella sicurezza che non ha sviluppato a livello personale. Non voglio però dilungarmi sul piano psicologico perchè non è un articolo di psicopatologia ma riguardante la difesa personale. Fatta questa lunga premessa, quali sono le arti più efficaci per la difesa personale ? Come ho detto in precedenza non ne esiste una sola e neanche la somma algebrica di due o tre (esempio: Karate + judo + Ju Jitsu). È l'insieme armonioso di più discipline, una sorta di cocktail ovvero una miscela perfetta di più ingredienti.  E quali sono gli ingredienti, le discipline per fare questo cocktail? Prendiamo un neofita che deve imparare a difendersi fisicamente nel minor tempo possibile. Escludiamo immediatamente tutte le arti che utilizzano le tecniche di calcio come armi principali. I calci per quanto riguarda il concetto di sicurezza personale presentano un rapporto efficacia - rischio negativo. Quando si tira un calcio, qualsiasi esso sia anche un calcio in linea bassa, il classico Low Kick, l'equilibrio a terra è minore rispetto a quando siete in posizione pipede. Questo implica che nel caso sbagliaste il tempo di esecuzione o la misura, basterebbe una spinta per farvi perdere l'equilibrio e probabilmente cadere a terra. Ciò significa che una tecnica di calcio, nonostante possa esprimere una potenza superiore ad altre tecniche, per l'utilizzo nell'autodifesa è sconsigliata perchè è troppo elevato il rischio di finire a terra e come ho detto più volte quando si parla di difesa personale il diktat deve essere non cadere e se capitasse, rialzarsi immediatamente.  Escludiamo tutte le discipline che nascono con l'obiettivo di lottare a terra. Il suolo presenta tantissime criticità: è duro, possono esserci vetri, ghiaia, sassi. Da terra non vi è possibilità di scappare all'occorrenza repentinamente. Contro più avversari è impossibile lottare a terra per ovvie ragioni: utilizzerebbero la vostra testa come un pallone da calcio, ma anche in un combattimento uno contro uno, se il vostro aggressore avesse un'arma da punta o da taglio addosso, nel momento in cui riuscirete a portarlo al suolo potreste avere una bruttissima sorpresa.   Escludiamo le arti con tecniche troppo raffinate. In un combattimento reale è provato scientificamente che le frequenze cardiache raggiungono nel migliore dei casi, tra i 115 e i 145 battiti per minuto. Già in questo range è impossibile attuare tecniche elaborate perchè le capacità motorie subiscono un deterioramento massivo, quindi riuscirete solamente a compiere gesti motori complessi e non fini. Escludiamo i sistemi con un numero troppo elevato di tecniche. In un combattimento reale, sotto stress il meno è il più, ovvero meno tecniche avrete automatizzato nel sistema automatico, più rapida sarà la reazione.  Rimangono due ingredienti: il pugilato e la lotta, non con i regolamenti delle olimpiadi moderne ma come queste due discipline venivano miscelate nelle olimpiadi antiche greche, in un agone atletico che faceva parte dell'atletica pesante e prendeva il nome di pancrazio (pankrátion, significa tutta forza ad indicare che il lottatore sconfiggeva il suo avversario utilizzando tutta la sua forza con ogni tecnica a mano nuda ammessa). Perchè questa scelta? Perchè le tecniche dell'antico pugilato hanno un rapporto efficacia - rischio positivo. Il pugno arcaico, molto simile all'over hand che si porta nelle attuali Mixed Martial Arts, permette di colpire in modo efficace a differenti distanze, lunga, media e può trasformarsi rapidamente in una tecnica di gomito discendente. Per quanto riguarda la lotta, soprattutto quella che prenderà il nome successivamente di lotta greco romana, l'importanza di questa disciplina nell'ottica della difesa personale, non è data dal bagaglio tecnico del quale è composta, bensì dalle capacità motorie che si sviluppano attraverso la pratica. Esercizi come il pummeling, permettono di sviluppare l'equilibrio dinamico a contatto come nessun altro sport riesce a fare. Questa capacità motoria permette di non finire facilmente a terra durante un'aggressione e permette di utilizzare il radicamento al suolo e la stabilità, per esprimere il massimo della potenza nei colpi. Ovviamente in questo articolo abbiamo parlato di difesa personale attiva, che è solo il 30% della difesa personale globale. Infatti abbiamo tralasciato completamente altri aspetti determinanti quali: screening situazionale, percezione del rischio, prevenzione del rischio, gestione dello stress, tecniche di mediazione del preconflitto e tecniche di auto protezione.

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