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Pietro Senaldi contro Giuseppe Conte: "Più che Barabba ricorda Giuda. Ci aspetta una Pasqua di mortificazione"

Pietro Senaldi
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Oggi è Pasqua, però non è prevista alcuna resurrezione. L' unica cosa che ripartirà è la Quaresima, ma non da martedì; anche il fine settimana sarà dedicato alla penitenza e alla mortificazione. La ministra Lamorgese ha già fatto sapere che i controlli saranno rafforzati. Sgarrare nei giorni di festa è ritenuto più grave, come se il Coronavirus facesse distinzione. Il presidente dell' Istituto Superiore della Sanità, Brusaferro, ha detto ieri che la curva dei contagi è in netto calo ma la ministra dell' Interno ha messo l' Italia in assetto da guerra: droni, posti di blocco, controlli sui consumi di gas e luce nelle case. Se il governo fosse stato tanto zelante nella prevenzione del virus quanto lo è nel multare i cittadini che escono di casa, saremmo il Paese al mondo con meno vittime da Covid-19, anziché quello che ne conta di più.

 

 

 

Non è il Calvario che sfinisce i cittadini, bensì il fatto di non sapere quante stazioni ci aspettano ancora. Abbiamo toccato il picco ma non si vede il monte. Il premier si fa forte del consenso popolare.
Anche Venerdì Santo, ha fatto irruzione all' ora della Via Crucis in tutti i telegiornali per attaccare l' opposizione con la quale avrebbe promesso di collaborare. Si è decisamente montato la testa. Secondo i sondaggi la maggioranza degli italiani ancora lo sostiene, ma la folla liberò Barabba e mandò in croce Gesù di Nazareth, il che dimostra che avere il plauso della gente non significa essere dei padreterni. E poi il ribelle zelota era più onesto intellettualmente del professore di Volturara Appula.

Come Giuda - Più che Barabba, il nostro premier ricorda Giuda Iscariota. A giorni alterni appare per darci il bacio della buonanotte. Ci promette un sacco di belle cose che non mantiene, ci dice che siamo dei santi ma ci sguinzaglia dietro i carabinieri come neppure ai mafiosi, prima accusa l' Europa di ogni nefandezza e poi manda i suoi ministri a firmare i trattati capestro redatti dagli scrivani della Merkel. Ce lo Mes in quel posto un pezzo alla volta senza trovare mai il coraggio di dirla tutta.
Se non è un tradimento Se Conte non ci sta prendendo in giro, la situazione è ancora più drammatica di quanto ci appare, perché significa che non sa che pesci prendere. Il governo ha dichiarato l' emergenza sanitaria il 31 gennaio. Per un mese non ha fatto nulla, lasciando esplodere il contagio. Dopo, ha chiuso tutti in casa, compreso il cervello dei ministri, che trascorsi quaranta giorni sono ancora al punto di partenza. Non hanno trovato di meglio che condannarci ad altre tre settimane di arresti domiciliari.
Nel frattempo le aziende galoppano verso il fallimento e i lavoratori autonomi sono in bolletta. A parole c' è cascata sulla testa una pioggia di decine di miliardi di quattrini, ma nei fatti nessuno ha visto una lira. Le partite Iva, dopo il tilt del sito dell' Inps, attendono ancora gli ambiti 600 euro, le banche aspettano istruzioni su come sostenere le imprese le quali, non potendo lavorare, non chiedono soldi. Causa inefficienze governative, gli istituti di credito peraltro non sono ancora pronti ad anticipare i soldi, come chiesto dallo Stato, che di suo non mette nulla.
Nelle more, c' è chi ha deciso che, anziché indebitarsi per faticare, è meglio tirare giù la saracinesca e mettersi in fila per il reddito di cittadinanza.
Altrove, nei vituperati Stati Uniti, in Inghilterra e in Germania, imprese e lavoratori si sono già ritrovati i soldi in banca. Abbiamo chiesto all' Europa di poterci indebitare, la Bce ha stanziato 200 miliardi, ma il Tesoro inspiegabilmente non ha ancora fatto un' emissione straordinaria di titoli di Stato, e quindi resta in bolletta e non paga.

La mascherina - Quarantena e denari chiesti alla mamma, ecco la ricetta anti-Covid del governo, che si compiace per la firma del Mes, il salva-Stati impostoci da Bruxelles. Potremo indebitarci senza condizioni, ma solo per le spese sanitarie; ovverosia se compriamo i respiratori tedeschi, visto che la Germania è la sola a produrli. Per il resto, dovremo chiedere l' autorizzazione per ogni spesa, il che è il minore dei mali visto come la nostra classe dirigente è solita buttare nel cesso il denaro.
Il governo a Pasqua non regalerà colombe ma indosserà la mascherina del cattivo - quella l' ha trovata -, per costringerci a passare la festa con i nostri, anche se ci stanno sulle balle e la tradizione vorrebbe che la trascorressimo con chi ci pare. Conte e i suoi scherani fingono di non capire che se la gente va in strada è colpa loro, perché non riescono a dare una prospettiva di ripresa. Ormai tutti hanno capito che l' esecutivo non è in grado di guidarli, e quindi incominciano ad arrangiarsi.
Dopo un mese e mezzo, che è costato denaro a tutti, e con milioni di cittadini che rischiano di perdere il lavoro, è doveroso presentare un piano per la ripresa. E non può chiamarsi tale l' annuncio della riapertura di librerie e cartolerie a maggio. Se Conte non è capace, si faccia aiutare; e se i suoi ministri, come a ragione sospettiamo, sono delle pippe, chiami qualcun altro. L' Italia è piena di gente in gamba, migliore di Borrelli, Arcuri, Gualtieri e di tutte quelle mezze figure di cui il premier si è circondato perché non gli facessero ombra. E per trovarne più scarsi di lui, ha dovuto scavare ben in fondo.
Comprendiamo il disagio del presidente del Consiglio.
È un avvocato, non ha mai fatto politica, non ha un voto, giustamente non si fida di chi lo ha messo lì ma non ha la forza né ha una squadra con cui sostituire i suoi committenti. Sarebbe ingeneroso addebitargli il disastro, ma se rimane lì a dispetto della propria inconcludenza, diventa il colpevole numero uno. Non gli chiediamo di punirsi come Giuda, ci mancherebbe; ci basta che si accomiati come il ladrone buono. Sarebbe un gesto nobile più del suo cognome, impreziosito dalla consapevolezza che, una volta tumulato, il Conte non risorgerà. Ma l' Italia, forse sì.

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