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Filippo Facci contro Nicola Zingaretti: "Posti letto, poltrone, mascherine e malati di coronavirus negli ospizi, così ha distrutto il Lazio"

Filippo Facci
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C' è un elefante nella cristalleria del Lazio e si chiama Nicola Zingaretti, segretario del Partito Democratico, presidente della Regione e responsabile di un disastro - vero - riconosciuto da anni e che prende il nome di sanità. Parlarne, ora, oltrepassa le scaramucce del cosiddetto «benaltrismo» con cui i giornali di destra cercano di riequilibrare la mole di accuse fatta soltanto e ingiustamente alla Lombardia, perché il caso Zingaretti è veramente un elefante, un brontosauro, e i cristalli sono già tutti per terra frantumati. Chiaro che non se ne parli, adesso. Ma il ministero della Salute ha assegnato il penultimo posto al Lazio per ciò che riguarda i livelli essenziali di assistenza. La situazione sanitaria è talmente disperata che persino il movimento grillino ha evidenziato come Zingaretti abbia lasciato un contesto peggiore di quello ereditato dal centrodestra nel 2013, questo «nonostante l' iniezione di liquidità ottenuta dallo Stato per l' aumento della popolazione residente o per affrontare il Giubileo straordinario», ebbe e dire Devid Porrello, consigliere regionale grillino.

La giunta guidata dal Partito Democratico ha tagliato 10mila tra medici e infermieri nonostante il maxifinanziamento di un miliardo ricevuto dal governo. La regione è al di sotto delle medie nazionali sia nell' indice per lo stato di salute sia in quello del mantenimento dello stato di salute. I cittadini delle province di Rieti, Latina, Viterbo e Frosinone non fanno che protestare per la chiusura o il ridimensionamento di molti nosocomi. Il recente rapporto dell' associazione medici dirigenti (Assomed) parla di rischio di collasso per mancanza di specialisti, e il numero dei posti letto ogni mille abitanti (3,7) è inferiore a tutte le regioni del nord Italia.

Meno letti più poltrone - Con Zingaretti al comando, gli ospedali del Lazio oggi hanno mille posti letto in meno. Zingaretti ha chiuso ospedali, cancellato i pronto soccorso in moltissimi comuni e consegnato poltrone a direttori generali provenienti da altre regioni perché cacciati dopo aver perso le elezioni. Tutto questo era già solare prima del tempo del coronavirus. Poi è venuto il tempo della pandemia e il preludio zingarettiano ancora lo ricordiamo. Zingaretti è quel signore che all' inizio dell' epidemia era venuto a Milano a fare i cosiddetti aperitivi progressisti e a invitare i cittadini a uscire di casa, quindi a sfottere chi, per tempo, raccomandava di non farlo. Zingaretti è quel signore che poi si è preso il coronavirus (forse proprio a Milano) e che per verificarlo ha potuto fare il tampone quando era un privilegio riservato a pochi, a meno di essere praticamente dei moribondi. Zingaretti è quel signore che si è fatto ovviamente la quarantena a casa e ha annunciato che aveva iniziato una cura antivirale quando le cure virali erano ancora precluse ai cittadini normali, relegati in casa, in sostanza spiattellando al suo popolo ciò che al suo popolo era precluso.
Terminato il preludio, sono partiti i tre atti.

Il primo è il meno grave, se vogliamo: da governatore del Lazio, Zingaretti ha semplicemente firmato un provvedimento sulle Rsa (Residenze sanitarie assistenziali, le case di riposo) assolutamente identico a quello a cui hanno dedicato tanta cura i magistrati milanesi versus la Regione Lombardia. Dov' è l' errore? Le toghe milanesi sono troppo zelanti o quelle romane sono troppo inerti? Il Partito democratico parrebbe orientato verso la prima cosa, visto che ha chiesto il commissariamento della giunta lombarda. Con la stessa metrica, però, il Pd dovrebbe commissariare o denunciare anche il proprio segretario. Zingaretti infatti ha mandato dei contagiati nei vari ospizi (Rsa) come risulta dalle delibere di giunta, ma come non è invece risultato sulla libera stampa: apprezzabile che, mimetizzata nelle pagine locali di Repubblica, sia apparso il caso del San Raffaele di Rocca di Papa: 126 pazienti di cui più della metà positivi, un' nchiesta misconosciuta, e un direttore della Asl che non risulta abbia neppure i titoli necessari. Ma per il resto? Occhi solo per la Lombardia a dispetto di un centinaio di morti che restano da spiegare nel centritalia: c' è da capire quante delle 116 strutture regionali abbiano a loro volta creato dei reparti isolati e con quali conseguenze.

La scorsa settimana si era saputo di nove Rsa con 269 posti letto, più di quelli lombardi: sono stati utilizzati? Saperlo sarebbe importante alla luce dei 100 morti laziali di cui si è poi appreso il 6 aprile, questo a causa - almeno secondo i sindacati - di sconsigliabili promiscuità. Insomma, c' è da capire quanto nel Lazio si siano verificate le stesse premesse per cui il Partito Democratico ha chiesto il commissariamento della Lombardia. Il Lazio in pratica si è mosso nello stesso modo, ma 28 giorni dopo, con tutta calma, senza l' assillo delle drammatiche urgenze che stavano colpendo il nord.

Il secondo atto, sempre con protagonista l' odontotecnico Nicola Zingaretti (è il suo titolo di studio) riguarda le famigerate mascherine e commesse stramilionarie, accordi non rispettati, un reticolo di società anche estere e soprattutto un' inchiesta incaricata di far luce sull' ennesimo pasticcio della sanità laziale che è anche al vaglio della Corte dei Conti. Due domande su tutte: perché le tempistiche di consegna delle mascherine non sono state rispettate? E quanto è costato tutto questo? Stanno risultando cose molto strane: Zingaretti ha chiesto le mascherine persino a dei produttori di divani, a imprese offshore imboscate alle Cayman e all' editore croato di «Eva 3000», stanziando la bellezza di 133 milioni di euro. La Regione aveva detto che una delle ditte, la Exor, era un distributore ufficiale della 3M, che però ha smentito. Dalla Regione silenzio. Questa Exor tuttavia si è beccata con un affidamento diretto ben 35 milioni di commessa, anche se poi è risultata controllata da due psicologhe e da un cinese che si era sempre occupato solo di materiale elettrico.

Appalti, milioni e concorsi - In generale la Regione si è rivolta a un canaio tra ditte probabili e improbabili: Eco Tech (30 milioni di euro di commessa, di cui la Exor risulta intermediaria) e poi Servimed e Worldwide luxury corner della naturopata Patrizia Colbertaldo (ex candidata nel 2008 nella Lista civica per Rutelli) che pure non ha mai prodotto un bilancio e risulta inattiva, poi c' è la Wisdom glory holdings ltd, società che al pari delle altre sembrerebbero avere poco a che spartire col settore richiesto. Sta di fatto che, di 27 milioni di mascherine ordinate, solo un terzo risulta esser stato effettivamente consegnato, e in Regione si parla di «mascherine fantasma» così come autentici ectoplasmi risultano Zingaretti e il capo della protezione civile Carmelo Tulumello: nessuno dei due, venerdì scorso, si è presentato al Comitato di controllo contabile, organismo regionale. Ci sono da rendicontare 66 milioni in mascherine, camici, tute, occhiali, visori, tamponi e altro ancora. Dove sono queste cose? Ci sono? Quanto sono costate?

Il terzo atto è una boutade, ma fa molto riflettere. C' è un giornale online, Etruria news, che ha raccontato la denuncia di un candidato escluso da un concorso sanitario al San Camillo: prima ancora che fossero pubblicati gli elenchi dei vincitori, lui, Antonio Di Nicola, aveva indovinato 16 nomi su 20. Ne ha scritto anche il Fatto Quotidiano: il candidato escluso ha centrato addirittura i primi due nominativi in graduatoria (su 160) e questo un mese e mezzo prima della proclamazione dei vincitori. Le altre 18 prime posizioni sono state conquistate in un ordine non esattamente coincidente con le previsioni, ma Di Nicola ne ha comunque azzeccati 14. Stiamo parlando di incarichi dirigenziali con stipendi di circa 130mila euro lordi cadauno. Naturalmente l' ospedale San Camillo ha detto che il concorso si è svolto correttamente, ed è solo un caso che la prima classificata fosse alle dirette dipendenze del presidente di commissione. Tra gli altri, ci sono numerosissimi ex candidati del Pd alle amministrative, un ex presidente di municipio, un coordinatore del comitato «Zingaretti presidente» e rappresentanti sindacali vari. Ma non distogliamoci dal problema principale, che è quello di commissariare la sanità lombarda: alla quale, peraltro, affluiscono decine di migliaia di laziali fuggendo dalla sanità di Zingaretti.
Non si capisce perché.

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