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Tasse, la verità di Vittorio Feltri: "Perché lo Stato non riscuote tutte le imposte"

Vittorio Feltri
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 Tra poco più di un mesetto ci toccherà compilare la denuncia dei redditi e, se non imbroglieremo, saremo costretti a pagare tasse mostruosamente alte dopo aver già versato somme ingenti al fisco nello scorso novembre. Succede ogni anno e dobbiamo rassegnarci. Si dà il caso che più della metà degli italiani scrive sui moduli da consegnare agli esattori di incassare una somma modesta: non oltre 15mila euro, cifra ridicola e poco credibile con la quale è difficile se non impossibile campare. Il sospetto che si ciurli nel manico è forte, ma non mi pare che gli addetti alla riscossione dei tributi si diano da fare per scoprire eventuali e probabili pasticci. Infatti la burocrazia patria è inefficiente quando si tratta di servire i cittadini e anche qualora si tratti di indagare sul contenuto delle loro tasche. Il nostro Paese è notoriamente pieno di gente che risparmia molti quattrini, tanto è vero che i nostri depositi bancari sono tra i più importanti del mondo, il triplo, per esempio di quelli tedeschi. Senza contare che l'83 per cento dei connazionali abita in case di proprietà, gli inquilini in affitto sono una esigua minoranza. Sono dati noti ma nessuno ci bada. Se ci guardiamo in giro comprendiamo a occhio nudo che il tessuto sociale è robusto, in massima parte: la gente ha un tenore di vita elevato, viaggia su automobili costose, molti hanno una seconda abitazione, frequentano ristoranti cari, indossano abiti dal prezzo elevato.

 

Per capire meglio la distribuzione della ricchezza occorre dare uno sguardo ancora alle denunce dei redditi. Non più di 300 o 400mila persone affermano di incassare oltre 200mila euro annui. Mi sembra evidente che ciò sia impossibile: una massa di furbacchioni sostiene di percepire somme assai più contenute di quelle reali. Nonostante questo i nostri cacciatori di evasori non fanno una piega. E così si spiega il fenomeno per cui il convento è in miseria mentre i frati, noi, sono ricchi. Non direi che parecchi contribuenti sono astuti, bensì che sono cretini coloro che dovrebbero accertare i loro introiti. Da quaranta e passa anni le autorità politiche predicano la necessità di lottare contro la diffusa evasione, ma in pratica non fanno nulla per debellarla. Tant' è che ancora oggi si dice che il nostro debito pubblico sia provocato dalla mancata riscossione di imposte dovute. Se l'Italia è zeppa di denaro contenuto nei conti correnti delle banche segno che varie persone sono state in grado di accumulare valsente in abbondanza, sottraendolo facilmente ai controlli delle agenzie incaricate di verificare che nessuno sfugga al dovere di versare i tributi. Il problema è assai grave. Si vede che le verifiche avvengono in modo approssimativo o sono inesistenti. Se un uomo o una donna acquistano un immobile del valore poniamo di 500mila euro, che non è una follia, sarebbe opportuno andare a spulciare la sua denuncia dei redditi e constatare se la spesa sostenuta per comprare l' appartamento è compatibile con i proventi dell' acquirente. E se tra i due elementi c' è una discrepanza ovvio che debba scattare una indagine tesa a fare chiarezza. Lo stesso vale per le auto. Se uno si prende una Mercedes deve dimostrare che i suoi emolumenti siano all' altezza dell' investimento. Tutto questo ahimè non si fa e l'evasione galoppa. Prima di chiudere il discorso, aggiungo che personalmente devolverò il mio 8 per mille alla chiesa benché non sia credente, perché i preti, la quasi totalità di essi, sono tra i pochi che aiutano davvero i poveri. La Caritas dà da mangiare agli affamati nelle proprie mense davanti alle quali ogni giorno si crea una coda di disperati. Non solo. I sacerdoti curano gli oratori dove si crea un minimo di aggregazione giovanile, cosa che le istituzioni pubbliche non sanno fare, e sono i più attenti conservatori del patrimonio artistico nostrano, una ricchezza immensa che allo Stato non sta a cuore. Meglio le tonache nere dei politici da sbarco.

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