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Immigrazione, Paola Tommasi: "Suicidio giallorosso, quanto ci manca Matteo Salvini al Viminale"

Paola Tommasi
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C'era un accordo internazionale per non far arrivare clandestini in Italia ma la coppia Conte-Lamorgese non solo non l'ha rispettato, ne ha anche tradito lo spirito. Il tutto in odio a Salvini, e oggi non saremmo qui a contare gli arrivi di disperati. Sarebbe bastato rendere definitiva la prassi di redistribuzione dei migranti in altri Paesi europei prima che toccassero il suolo italiano adottata dal governo gialloverde.

 

Un meccanismo che non ha trovato formalizzazione per via del pregiudizio politico nei confronti di Salvini, considerato un pericoloso populista e soprattutto un alleato dei movimenti che nei singoli Stati europei sono all'opposizione dei rispettivi governi. Ma perché, una volta caduta questa pregiudiziale, con il governo PD-5 Stelle non sono stati fatti progressi? Le ragioni sono complesse ma non può non rilevarsi che è anche venuto a mancare il coinvolgimento del Presidente del Consiglio Conte, che nel suo secondo mandato non ha ritenuto più centrale il tema. E allora forse potrebbe essere il caso di recuperare le proposte fatte dall'allora ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi finalizzate ad affrontare la questione immigrazione a 360 gradi e in particolare a evitare di passare dalla riforma del Regolamento di Dublino che, conoscendo le procedure europee e i veti incrociati degli Stati membri, crea un collo di bottiglia.

La redistribuzione dei migranti dovrebbe avvenire, dunque, prima che scattino le regole di Dublino, cioè prima dello sbarco oppure, per evitare il blocco sulle navi che crea un disagio inaccettabile dal punto di vista morale e materiale, in aree portuali da dichiarare zone franche. Queste ultime, infatti, pur essendo territorio italiano, sono considerate neutre rispetto al Regolamento di Dublino. Allo stesso modo, la verifica di chi ha diritto e chi no all'asilo sarebbe da fare nei territori di provvisoria destinazione, scaricando di questo fardello l'Italia. Le migrazioni sono un fatto storicamente inevitabile ma un modo per razionalizzarle c'è: riducendo il divario con un grande piano di investimenti nei Paesi di partenza.

 

Anche questa un'occasione sprecata dal Conte due, visto che il momento per lo stanziamento dei fondi destinati all'obiettivo era la discussione del bilancio Ue 2021-2027, dove il capitolo degli interventi per lo sviluppo dei Paesi africani non è stato aumentato, quando invece avrebbe potuto esserlo viste le importantissime risorse stanziate con il Recovery Fund. E Conte, che sedeva a quel tavolo, nulla ha detto in proposito, dando maggiore importanza a tale piano nuovo e straordinario, sia pur dall'attuazione incerta, piuttosto che chiedere l'aumento di capitoli di spesa del bilancio comune, più utili e sicuri. Solo per tenere alta l'immagine del premier in una maggioranza litigiosa su tutto e fatta di partiti spaccati al loro interno. Caro ci costa questo governo.

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