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Vittorio Feltri, Vladimir Putin e il vaccino anti Covid: "La differenza con i comunisti"

Vittorio Feltri
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Vladimir Putin ha annunciato urbi et orbi: la Russia ha approntato il vaccino anti Covid e ha avviato la sperimentazione, a cui è stata sottoposta perfino la figlia del signor presidente, il quale evidentemente si fida della scoperta degli scienziati suoi compatrioti. Basta questo dettaglio per convincersi che non deve trattarsi di una bufala? A me pare di sì. Ma io non conto niente, vivo di sensazioni. Mentre l'Organizzazione mondiale della sanità arriccia il naso e afferma di non sapere nulla del medicinale, ammesso che si possa definire tale.

 

 

A dire il vero tutto il pianeta pare perplesso davanti al nuovo prodotto cui si attribuisce la forza di sconfiggere il micidiale virus. Perché? Probabilmente prevale in parecchi studiosi il pregiudizio secondo cui Putin è un fanfarone buono solo a tenere al guinzaglio il proprio popolo. Ma applicando ai fatti il criterio pregiudiziale spesso si sbaglia e si scambiano lanterne per lucciole. La Russia, dalla caduta fragorosa del comunismo, avvenuta 30 anni orsono, si è rapidamente sviluppata specialmente in senso economico, vi circolano molti quattrini e moltissimi ricchi, le sue strutture anche scientifiche sono diventate importanti, e ricordiamo che già nel Cinquanta essa spedì nello spazio il famoso Sputnik.

Non prendere sul serio questa enorme nazione potente mi sembra un atto di imperdonabile superficialità. La cosa strana tuttavia è un'altra e la segnalo. Quando l'URSS agiva sotto l'insegna di falce e martello, guidata da feroci dittatori quali Stalin e Breznev, non era da tutti amata ma da tutti rispettata e temuta. Alla morte del citato Breznev, una folta delegazione di politici italiani si recò a Mosca per assistere ai suoi funerali, se non ricordo male alle esequie era presente addirittura il capo dello Stato, Sandro Pertini. Poi ci fu il ribaltone e addio bandiere rosse sventolanti. Sappiamo come è andata a finire.

L'avvento di Putin ha segnato un cambiamento radicale della Russia, che non sarà diventata la madre della democrazia, però non è più un covo di assassini dediti a inviare nei gulag gli oppositori del regime. Quindi non un passo avanti, bensì dieci, e non è un caso che Putin sia ora amico di Berlusconi, che avrà tanti difetti tranne quello di essere un tiranno e socio di tiranni. Nonostante ciò rilevo l'esistenza di un fenomeno abbastanza ridicolo. Allorché l'URSS era un inferno nel quale trionfavano la miseria e il terrore era ossequiata e i progressisti la guadavano con malcelata ammirazione, adesso che la Russia sta democraticamente sul mercato è considerata la patria del diavolo. E se scopre il modo per sconfiggere il Covid una moltitudine di cretinetti in vacanza si dichiara incredula. Personalmente sono convinto che il carburante di tale assurda diffidenza sia solo l'invidia.

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