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Luca Zaia, l'idea nella Lega: una sua lista nazionale in vista delle elezioni politiche

Giuliano Zulin
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Luca Zaia è sul pezzo, come sua abitudine. Dopo aver conquistato il 76% alle regionali (45% solo con la sua lista), inizierà a breve a lavorare sulla giunta. Il plebiscito, storico, è anche una grande responsabilità per il Doge, che dovrà dare risposte - anche economiche - per aiutare i veneti a uscire dalla crisi del Covid. Il primo scoglio, si fa per dire, è la vicepresidenza: andrà alla Lega, secondo partito della Regione con quasi il 17% o a Fratelli d'Italia, cresciuto tantissimo fino a sfiorare il 10%?

«Se potessi, terrei le deleghe per me. È un obbligo di legge. Lo dico perché si dà sempre un contenuto politico, ma per noi è un fatto giuridico. Dobbiamo capire anche quanti assessori ci saranno e a chi li diamo. Noi dobbiamo vincere e non stravincere, abbiamo dei compagni di viaggio che vanno rispettati. È altrettanto vero - precisa Luca - che loro devono rispettare noi. Non vogliamo fare le valutazioni da arroganti. A ruoli invertiti, ci sarebbero altre dichiarazioni».

I numeri in Consiglio regionale, d'altronde, non lasciano spazi a tante pretese degli alleati. La lista Zaia ha 24 consiglieri su 49, ai quali va aggiunto ovviamente il presidente eletto. Di fatto Luca potrebbe governare da solo, in teoria, anche senza Lega (8), Fdi (5) o Fi (2). Per essere sicuro potrebbe invece farsi appoggiare dall'unico consigliere eletto nelle fila della lista Veneta autonomia, che appoggiava il governatore.

 

 

Teoria, pura teoria. Zaia è e resta un pilastro del Carroccio. Ieri la conferenza stampa era proprio dalla sede della Lega di Villorba, Treviso. Però è innegabile che Luca sia stato fenomenale. La sua lista vale più di Italia Viva e potrebbe conquistare voti anche fuori regione. Ecco allora l'idea uscita da ambienti leghisti: invece di perdere giorni, mesi e anni a spiegare che non c'è dualismo fra il Doge e il Capitano, meglio "italianizzare" la lista Zaia. La prossima legge elettorale sarà proporzionale, almeno stando ai proclami della maggioranza giallorossa, con uno sbarramento al 3 o al 4 per cento a livello nazionale. Una percentuale che, stando così le cose, sarebbe alla portata di mano della lista Zaia. È un'idea, un ragionamento, niente di più.

C'è tempo per studiarla bene. Salvini comunque si lascia andare: «È inevitabile che un partito grande come il nostro abbia estrazioni culturali diverse», ma rimane «una fantasia» un eventuale duello con Luca: «33 consiglieri su 49 in Veneto sono delle Lega o della lista Zaia, se il problema ce l'ha chi ha 33 consiglieri - continua il segretario del Carroccio - chi non entra nemmeno come Renzi e i 5 stelle che problemi ha?». Prima delle elezioni c'è però da portare a casa l'autonomia, la «madre di tutte le battaglie. Io non ho la sfera della verità in mano», commenta il presidente veneto: «Abbiamo progetti che non sono sovversivi e arroganti. Questo governo ha la possibilità di scrivere una pagina di storia.

Se non la scriverà, toccherà a qualcun altro. Avranno il coraggio per castrare i veneti di castrare anche le loro Regioni, come l'Emilia-Romagna che è favorevole all'autonomia? E poi: dire no all'autonomia vuol dire non rispettare i veneti. La politica non si fa per fare dispetto ai cittadini, ma per fare il bene dei cittadini». Occhio, allora. «Saranno cinque anni di rivoluzione pacifica totale che cambierà radicalmente il Veneto». L'Italia cambierà a ruota.

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