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VIttorio Feltri ad Alessandro Sallusti: "Non dovevi chiamarla Concita. Trinariciuta e arrogante, come si è conciata"

Vittorio Feltri
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Caro Alessandro Sallusti, data la nostra vecchia amicizia e colleganza, mi permetto di osservare che hai sbagliato a chiamare Concita la signora De Gregorio. Vero che lei ha ecceduto in inutili e ridicole proteste, come se tu l'avessi insultata quando, invece, nei suoi confronti hai dimostrato addirittura di essere ossequioso. Tuttavia dovresti conoscere sia i tuoi polli, non ho scritto galline, visto che frequenti da anni, come me del resto, i personaggi della politica e del giornalismo. Essi, specialmente se di sinistra, soffrono di un complesso di superiorità che li rende inavvicinabili. Sono presuntuosi e arroganti e, se hanno a che fare con qualcuno che rosso non è, si irritano considerandolo un essere pressoché indegno, col quale è umiliante interloquire. In fondo De Gregorio fa bene a darsi delle arie, avendo compiuto una impresa storica, meritevole di applausi: ha distrutto l'Unità, che fu organo del vecchio e per fortuna defunto Partito comunista italiano.

 

 

Ma siccome ella è rimasta nel suo intimo una compagna, avresti dovuto appunto appellarla «compagna». Chi è stato trinariciuto rimane tale a vita e si compiace del proprio vergognoso passato. De Gregorio ti avrebbe ringraziato. Anche io sono stato di sinistra e mi sono imbattuto in tanti comunisti, alcuni perbene, altri stupidi al punto di avere vergato questo titolo sull'Unità in occasione della morte di Stalin: «È scomparso un grande statista». Non ha errato De Gregorio a far secco un simile giornale. E se si offende qualora un direttore si rivolga a lei quale madame Concita, ha ragione: più che altro Concita si sente conciata, male. 

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