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Gregoretti, l'affondo contro Giuseppe Conte: ha sequestrato molte più persone lui di Matteo Salvini

Iuri Maria Prado
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Se il clima del nostro dibattito pubblico fosse meno viziato, allora non ci sarebbero tanti impassibili, e magari compiaciuti, davanti al caso di un leader politico che per scelte di governo giuste o sbagliate è mandato a processo per sequestro di persona. E se il clima fosse diverso non ci sarebbero altrettanti indignati davanti a un paragone che in questa temperie sa di bestemmia e invece è appropriatissimo: qui abbiamo assistito a un'altra specie di sequestro, ma più vasto e duraturo, vale a dire il regime di coprifuoco che per mesi ha tenuto chiusi in casa milioni di italiani. Prevedo (e prevengo) le obiezioni: stare chiusi in casa non è un gran dramma, e poi si trattava di perseguire un interesse superiore e cioè di tutelare la salute pubblica messa a rischio dall'epidemia.

Solo che la prima obiezione può farla chi considera le libertà di movimento, di associazione, di studio, di lavoro, di culto, come faccenduole dopotutto trascurabili, magari anche perché sono sacrificate nella compensazione dello stipendio sicuro e dell'appartamento bello comodo. E la seconda, cioè che bisognava fare così perché un preminente interesse obbligava a quei sacrifici, è un'obiezione fatta da chi non comprende (o fa finta di non comprendere) che il medesimo argomento può essere del tutto legittimamente adoperato per sostenere che la tutela dell'interesse nazionale passava per il rifiuto di far sbarcare quella gente. Dice: ma tu il preminente interesse pubblico lo difendi impedendo a quei quattro disgraziati di mettere piede a terra? Dipende: se giudichi che quell'approdo contribuisca a compromettere, vanificandola o delegittimandola, una politica di gestione dell'immigrazione che consideri opportuna, allora sì, difendi quell'interesse pubblico impedendo quello sbarco. Fai bene? Fai male? Ognuno risponde come vuole: ma la risposta non dovrebbe venire da un'aula di giustizia.

E torniamo al paragone: vuoi dirmi che quest' altro interesse preminente, la salute pubblica, lo difendi con la gragnuola di Dpcm? Con multe e galera per chi non si uniforma perfettamente alle prescrizioni dell'avocato del popolo che «consente» questo e «non consente» quello? Con la forza pubblica in tenuta anti sommossa contro pacifici commercianti che chiedono di non fallire? Con i sacchetti della spesa dei vecchietti perquisiti come se ci fosse un pacco di eroina anziché il litro di vino di troppo? Con le telecronache dagli elicotteri della polizia mentre il giornalista di regime individua il runner traditore della patria e grida «Eccolo, eccolo! Sta scappando!»? È almeno improbabile che un simile presidio fosse davvero necessario per contrastare l'epidemia, ed è verosimile che l'interesse pubblico fosse indebitamente richiamato per giustificare il ricorso a quegli strumenti repressivi. Ma non ci sentiremmo di desiderare che gli autori di quello scempio civile e costituzionale ne rispondessero davanti a un giudice.

 

 

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