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Vittorio Feltri sul Natale: "Una grande occasione per infettare le città, gli italiani dovrebbero capirlo"

Vittorio Feltri
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Negli ultimi giorni in Italia non si discute che del Natale. Come faremo a trascorrerlo in letizia visto che probabilmente i divieti di Conte si prolungheranno, causa Covid, oltre il 5 dicembre? Questa è la domanda che si pongono tutti con angoscia nel timore che la citata festività venga celebrata senza fasti. Si dice da sempre che la nascita di Gesù sia qualcosa di magico a cui i cristiani devono pensare come a un evento spirituale. In realtà la festività si è col tempo trasformata in un rito pagano al centro del quale campeggia un'orgia consumistica, cenoni, bagordi, scambio di regali, luminarie, commerci sfrenati, insomma ci siamo abituati in massa, cattolici e no, a sperperare denaro a scopo ludico. Non ho nulla da recriminare, ci mancherebbe.

 

 

 

 

Il costume nazionale e internazionale si è evoluto o involuto così e bisogna solo prenderne atto. Mi sia però consentito eccepire. Impossibile pensare che il Salvatore sia venuto al mondo in pieno inverno, tanto è vero che le Scritture informano: i pastori dormivano all'addiaccio, quando anche in Palestina nella stagione fredda si trema e trascorrere la notte nei prati non è consigliabile. Ciò dimostra che la data scelta per rammentare la discesa in terra di Cristo è quantomeno azzardata. Ma questo è solo un dettaglio. Piuttosto mi domando come facciano i credenti a considerare il Natale una ricorrenza sacra visto che dalla mattina alla sera vanno in giro per la città a fare acquisti alimentari di vario tipo e a caccia di cadeau destinati a strappare un sorriso ai familiari. Niente di sacrilego, ma neanche di indispensabile. Se quest' anno siamo infestati dal Covid forse ci conviene evitare di ammassarci lungo le strade piene di negozi, benché indubbiamente i commercianti abbiano ragione di lamentarsi se la clientela diminuisce danneggiando i loro incassi.

Rendiamoci conto che non possiamo avere la moglie ubriaca (rimanga sobria temendo il virus) e la botte piena. Giusto risarcire il terziario, risparmiando agli operatori di dover pagare le tasse in mancanza di reddito, ma cogliere il 25 dicembre come una opportunità per infettare ancora le città non va bene, e questo il popolo dovrebbe comprenderlo. Forse un Natale più sobrio del consueto non guasterebbe soprattutto per chi ha la fede che manca a me. Al sottoscritto per festeggiare basta la moglie, un paio di figli e un amico. Non sento la necessità di riempire la casa di gente che alla fine rompe le scatole. 

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