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Patrick George Zaki, diritti umani dimenticati per gli affari: ecco l'ultima mossa della Francia buonista

Maria Emma Galbassini
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Fanno rabbrividire le lettere strazianti scritte da Patrick George Zaki, il 28enne ricercatore egiziano che studia all'università di Bologna, arrestato lo scorso 7 febbraio al suo rientro al Cairo e condotto nel carcere di Tora. Il giovane, attraverso due epistole arrivate ai familiari, ha fatto capire tra le righe di essere sottoposto a torture e il suo morale è a terra. Non è accettabile che un giovane ricercatore venga fermato e trattenuto da 11 mesi in prigione accusato di propaganda sovversiva per il fatto di aver collaborato con EIPR, una Ong impegnata nella tutela dei diritti umani. La vicenda di Zaki è simile a quella del povero Giulio Regeni, dottorando italiano all'università di Cambridge, rapito il 25 gennaio 2016 sempre in Egitto dove si era recato per svolgere una ricerca sui sindacati indipendenti presso l'università del Cairo. Per per lui 7 giorni di torture inaudite fino a farlo morire.

 

 

Non è accettabile la violazione dei diritti umani che si ripete con frequenza in certe zone del globo terrestre. Quello di cui l'opinione pubblica viene a conoscenza purtroppo è solo una parte dei crimini commessi contro l'uomo. Nella realtà la situazione è ancora più drammatica. Sabato scorso la notizia del giornalista dissidente Ruhollah Zam, impiccato in Iran. Zam era stato condannato morte il 30 giugno al termine di un processo che Reporters Sans Frontieres aveva definito estremamente ingiusto. Che un giornalista venga impiccato per aver fatto informazione è un fatto che dovrebbe fare rivoltare il mondo. La vita umana è inviolabile cosi come la libertà di parola. Non si può stare a guardare. L'Onu, l'Europa, i governi dei Paesi del mondo, le associazioni umanitarie ma anche le società civili devono pretendere giustizia anche tagliando i rapporti con certi Paesi, andando oltre gli interessi economici e politici. Invece ci sono Paesi indifferenti come la Francia, che addirittura assegnano al presidente dell'Egitto Al Sisi la Legione d'Onore, la più alta onorificenza attribuita per meriti militari e civili. Tutto questo è inconcepibile e ferisce profondamente. 

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