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Mario Draghi e "l'incontro con Papa Francesco". Così crolla Giuseppe Conte, c'è dietro la manina del Vaticano?

Gianluca Mazzini
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Il 15 dicembre alle ore 8,01 del mattino sulla pagina Facebook di Matteo Renzi compariva un post con una foto del senatore fiorentino in compagnia di Joe Biden. Sotto la scritta: «La democrazia americana è più forte delle polemiche. I grandi elettori hanno formalmente decretato la vittoria di Biden. America is back!». Un messaggio di complimenti per il 46° presidente americano ma recapitato, virtualmente, anche a un indirizzo italiano: Palazzo Chigi, Roma. Perchè la crisi del governo giallo-rosso viene da lontano. E bisogna guardare Oltreoceano per comprenderla appieno. Due mesi fa il leghista Giorgetti profetizzava: «Se vince Biden, Renzi farà cadere Conte». Anche lo storico Gianfranco Peroncini ritiene necessario guardare a Washington per capire cosa avviene in Italia, un Paese sempre più a sovranità limitata.

 

 

Tesi sostenuta anche nel suo libro Il Podestà forestiero dove descrivere la nascita del governo di Mario Monti. In quel caso per "ordine" di Bruxelles. Ma torniamo al leader di Iv. «L'attuale crisi politica non va letta nel contrasto tra due personalità e due personalismi. Quello di Conte e quello di Renzi. Si tratta di figure oggettivamente modeste e trascurabili il cui unico valore sta nei loro ambienti di riferimento (...) La strategia di Renzi di portare Mario Draghi a Palazzo Chigi, non a caso, coincide con il cambio della guardia alla Casa Bianca. Il regime change americano ha prodotto riassestamenti anche ai confini dell'impero Usa. E oggi in America si sono evidentemente ricordati dell'endorsement che Conte ha ricevuto da Trump. Come dimostra il famoso telegramma indirizzato a Giuseppi». Per capire quello che sta accadendo in Italia bisogna guardare anche Oltretevere. «Il Vaticano prima sponsor di Conte», continua Peroncini, «ora ha cambiato cavallo e sostiene Draghi. Del resto nel luglio del 2020 Bergoglio, il paladino dei poveri, aveva nominato l'ex presidente della Bce membro dell'Accademia delle Scienze Sociali. Istituzione nata con lo scopo di fornire alla Chiesa elementi da impiegare per lo sviluppo della dottrina sociale cattolica».

 

 

Da considerare che Draghi (ex allievo dei gesuiti) e Bergoglio si conoscono bene. Al primo incontro nel 2012 ne sono seguiti molti altri. E nel 2019 Civiltà Cattolica, poi, celebrava il cavallo di razza della Goldman Sachs con un articolo intitolato: "Il Contributo di Draghi all'Europa". L'indicazione di Draghi come premier ha suscitato entusiasmo in Europa. Basta una veloce rassegna stampa delle maggiori testate continentali. A partire dal Financial Times. «La nomina di Draghi ha una doppia lettura: il commissariamento "morbido" dell'Italia, senza l'utilizzo della troika, e lo scardinamento del centrodestra per far definitivamente svanire l'incubo sovranista» conclude Peroncini. Incubo che non riguarda solo Bruxelles, come si evince dall'orchestra mediatica mainstream all'opera anche in Italia. Da Lilli Gruber a Corrado Augias passando per Carlo De Benedetti e Bianca Berlinguer. Tutti concordi nel dire che non si può votare in Italia perché vincerebbe il centrodestra. Una visione lucida con il solo difetto di essere antidemocratica.

 

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