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Attilio Fontana indagato. Reato? Troppa trasparenza. Un tempismo molto sospetto

Enrico Paoli
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Un modello per il Paese, un indagato la Procura. Tutto nel giro di poche ore. Nel giorno in cui la Lombardia, guidata dal presidente Attilio Fontana, riceve il plauso del commissiario straordinario all'emergenza Covid, Francesco Paolo Figliuolo, e del capo dipartimento della Protezione civile, Fabrizio Curcio, per il piano vaccinale, il presidente della Regione si ritrova iscritto nel registro degli indagati. Le ipotesi di reato sono autoriciclaggio e false dichiarazioni nella «voluntary disclosure» compilata nel 2017 dal governatore in relazione a un conto svizzero finito sotto la lente del pm. Si badi bene, per un atto compiuto dallo stesso esponente della Lega, essendo stato lui a dichiarare quei soldi. (Ftg) Il governatore della Lombardia Attilio Fontana è indagato nell'ambito dell'indagine sui 5,3 milioni di euro depositati su un conto svizzero, sul quale è stata avviata una rogatoria. Fontana avrebbe fatto false dichiarazioni nella "voluntary disclosure" La Procura milanese ha inoltrato, a questo proposito, alle autorità elvetiche una rogatoria per «completare la documentazione allegata alla domanda di voluntary disclosure» presentata da Fontana per «approfondire alcuni movimenti finanziari» del governatore. Il procuratore capo di Milano, Francesco Greco, spiegando l'azione del proprio ufficio, ha ribadito che la difesa del presidente si è detta «disponibile a fornire ogni chiarimento» anche con produzione di documenti o «presentazione spontanea dell'assistito». Insomma, non c'è nulla da nascondere. Al centro delle indagini un conto bancario intestato a Fontana aperto alla Ubs di Lugano e «non operativo fin dagli anni '80», sul quale dal 2017 sono confluiti 5,3 milioni di euro che il governatore lombardo ha "scudato", dichiarando che si trattava di un'eredità. Fino al 1997, anno in cui la madre del presidente è deceduta, il capitale era gestito da una fondazione di famiglia attraverso due trust alle Bahamas, di cui Fontana risultava il beneficiario. E proprio per far luce sulla provenienza di quei fondi, i pm milanesi Paolo Filippini, Carlo Scalas, Luigi Furno, coordinati dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli, hanno chiesto la collaborazione delle autorità elvetiche. Il conto Ubs intestato al governatore Fontana è finito al centro dell'inchiesta milanese sulla fornitura di 75mila camici e altri dispositivi anti Covid che, in piena pandemia, Dama Spa - società del cognato di Fontana, Andrea Dini, e di cui la moglie del governatore Roberta ha una quota minoritaria - si è vista assegnare da Aria, la centrale acquisti di Regione Lombardia. Fornitura prontamente trasformata in donazione. I legali di Fontana, gli avvocati Jacopo Pensa e Federico Papa, hanno ribadito che il governatore è intenzionato a fare piena luce sulla provenienza dei 5,3 milioni depositati Oltralpe, con il chiaro intento di «non lasciare ombra alcuna in ordine alla procedura della voluntary disclosure, su cui i magistrati intendono fare chiarezza definitiva», chiarendo pure gli eventuali «errori contabili». Fontana rivendica con forza la «regolarità dello scudo fiscale» su quella che, a suo dire, è «veramente un'eredità».

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