Cerca
Logo
Cerca
+

Coronavirus, non solo i nostri nonni: così i ritardi uccidono anche la memoria

Esplora:

Nicola Apollonio
  • a
  • a
  • a

Stanno uccidendo la Memoria. Quella rappresentata dai nostri vecchi, uomini e donne. Tutti depositari di mille storie, alcune belle e alcune brutte. Ma Storie, con la S maiuscola. Un passato che se ne va, colpito a morte da quel maledetto virus cinese che ha stravolto non soltanto la nostra vita di oggi e, in qualche modo, quella futura, ma che si è messo di buona lena per privarci anche del nostro passato. 

Chi ci sarà, senza i vecchi, a raccontare ai giovani com'eravamo, quali tragitti abbiamo dovuto percorrere prima di avvistare e raggiungere la meta, come siamo cresciuti e quanti sacrifici - tra guerre, miseria, alluvioni, tempeste, uragani, siccità, incendi e malattie - abbiamo dovuto affrontare? Se li sta portando via, in massa, un nemico invisibile. Solo contro tutti. Ha attraversato gli oceani e scalato i monti, seminando morte e disperazione. Ma perché proprio i nostri nonni, i più deboli e i più indifesi, i custodi di un passato che non potrà mai più tornare e del quale le nuove gaenerazioni saranno condannate a un vuoto soprattutto culturale che nemmeno i libri di Storia riusciranno poi a colmare appieno? 

Sembra che nessuno se ne sia accorto, specie ai livelli alti dell'organizzazione governativa dove le ideologie (soprattutto di sinistra) hanno ormai preso il sopravvento sulla necessità impellente di varare un nuovo piano strategico, che sia di assoluta difesa degli anziani e dei soggetti più fragili. Non si può far passare sotto tono tutte quelle morti avvenute per colpa di un virus che non si è stati in grado di combattere e vincere prim' ancora che ammorbasse l'Italia, l'Europa e il mondo e che ora si stenta addirittura a fare rispettare i turni delle vaccinazioni tenendo conto delle previste fasce di età. 

Non c'è giorno in cui il ministro della Salute non si affacci sui teleschermi per assicurare che tutto procede secondo i piani (!) e che bisogna avere pazienza: un'operazione che va avanti da più di un anno, durante il quale se ne sono andati nell'aldilà più di centodiecimila persone. Adesso, la verità è che - oltre alle incomprensibili e dannose chiusure forzate di quasi tutte le attività produttive - ci sono ancora molti anziani fra gli ottanta e i novant' anni che non sono stati ancora chiamati per avere inoculato il siero salva vita. Molte di quelle dosi che dovevano servire a mettere in sicurezza la salute dei vecchi di questo nostro disastrato Paese hanno preso altre strade, quelle dei cosiddetti "furbetti", giovani avvocati, magistrati, giornalisti, parenti e amici che, così facendo, stanno accelerando la dissoluzione di un mondo fatto di ricordi, di esperienze, di professionalità, di ricerche, di arte e di scienza. 

Perciò, chi è deputato a difenderci dall'assalto assassino del "coronavirus"ha l'obbligo di ricordare che bisogna fare di tutto e di più per mettere in sicurezza i detentori della nostra memoria storica. Indro Montanelli lo ripeteva spesso: «Un Paese che dimentica il suo passato, è un Paese che non ha futuro».

Dai blog