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Vittorio Feltri sulla preoccupazione per l'economia: "L'Italia è ancora ricca, il suo dramma è la politica"

Vittorio Feltri  

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Adesso che la pandemia flette e lentamente siamo avviati a una relativa normalità, ci si preoccupa della economia, non soltanto quella del terziario che comunque faticherà a raggiungere i livelli soddisfacenti di due anni orsono. Posto che gli italiani sono lamentosi e non li ho mai visti soddisfatti della loro condizione, (trattasi di questione caratteriale), mi stupisco trascurino di prendere visione delle statistiche, sui grandi numeri infallibili. Se dessero una occhiata ai dati scoprirebbero che non hanno ragione di lagnarsi: per esempio, apprenderebbero che il nostro Pil (prodotto interno lordo) è leggermente superiore a quello della Germania, generalmente ritenuta un modello mondiale. Altro elemento sorprendente, il nostro vituperato Paese si conferma essere la seconda potenza industriale europea. Tutto questo non penso dipenda da Draghi, al timone da pochi mesi, da tutti apprezzato perché persona seria e capace. La nostra forza è inconsapevole poiché trae origine da noi stessi, particolarmente propensi ad autodisprezzarci. In altre parole ci atteggiamo quali sfigati quando invece, nonostante la spaccatura tra Nord e Sud, siamo un popolo intraprendente, tenace e carico di inventiva. D'altronde dovrebbe essere noto che lo sviluppo impressionante della Lombardia è avvenuto grazie alla moltitudine di terroni (senza offesa, per carità) che le hanno fornito un contributo di fatica decisivo. Non è un caso che la comunità pugliese presente a Milano sia tra le più benestanti della metropoli. È la prova che l'ambiente forma gli individui e non viceversa.

 

 

 

Veniamo all'occupazione. Il Corriere della Sera di mercoledì pubblicava un documentato articolo di Federico Fubini nel quale si diceva che in vari settori il lavoro c'è, mancano però coloro che lo sappiano fare o abbiano voglia di farlo. Non si trovano i profili giusti, ha scritto Fubini, e non ha torto. Ora come sempre per ottenere un impiego occorre essere in grado di compiere un mestiere, altrimenti meglio un robot. Il problema è che le nostre scuole sono scollegate dal mondo della produzione. Non solo, da queste parti chi non è specializzato non accetta di ricoprire ruoli marginali e quindi malretribuiti, preferisce incassare il reddito di cittadinanza e arrotondarlo con qualche attività pagata in nero. In questo modo tira a campare. E qui veniamo al presunto aumento dei poveri. A giudicare dalla quota esorbitante dei pasti distribuiti gratuitamente dalla Caritas, indubbiamente la miseria si è espansa. Ciò probabilmente è dovuto al fatto che, a causa del covid, parecchi esercizi hanno abbassato la saracinesca, mettendo sulla strada gli addetti alla manodopera. Non c'è altra spiegazione, pur ammettendo che una percentuale di accattoni è fisiologica in qualsiasi società. Ed è in questo campo che sarebbe opportuno la pubblica amministrazione intervenisse pesantemente. L'assistenza è alla base della civiltà. Osservare tanta gente ridotta a fagotti dormire sul marciapiede nei centri urbani stringe il cuore. Ma attenzione, l'uguaglianza tra gli uomini è una chimera in un pianeta di diseguali. E si tenga conto che è più facile che un ricco diventi povero che un povero diventi ricco. La legge del menga è sempre vigente.

 

 

 

L'effettivo dramma, da tempo immemorabile, è che la nostrana classe dirigente politica, salvo rare eccezioni, è culturalmente inferiore rispetto a quella professionale. Coloro che hanno una preparazione non banale difficilmente intraprendono la carriera in un partito politico, di cui non hanno stima, ma sono inclini a darsi da fare nel privato che esalta la meritocrazia e assicura entrate monetarie di livello alto. L'ingresso in Parlamento attrae maggiormente i mediocri che non coloro dotati di autentiche capacità. È indicativo che sia arduo anche pescare un candidato sindaco decente, che viene pagato come un tranviere e rischia ogni mese di ricevere un avviso di garanzia. Non è l'Italia che fa schifo bensì il suo sistema istituzionale vetusto e inadeguato. Tanto è vero che la nostra patria è gonfia di denaro accumulato nelle banche da noialtri, ed è la Nazione più liquida d'Europa, senza contare il risparmio gestito, altrettanto florido. Oggi vale più che mai il vecchio aforisma: il convento è povero ma i frati sono ricchissimi. Ci sarà un perché?

 

 

 

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