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Mario Draghi, Renato Farina e Napoletano: "Un altro Cavaliere nel destino dell'Italia", il premier segreto

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Siamo all'epica, persino forse alla mitologia. Ma quando si è guidati da un sincero palpito e da una competenza specifica, benedetti siano i libri che marchino l'avvento di un tempo nuovo. Chi li scrive sa di rischiare, giocandosi la reputazione casomai il Cavaliere bianco dovesse incocciare con la fronte un ramo basso sul sentiero della gloria. Proprio l'immagine citata caratterizza l'opera di Roberto Napoletano, autorevole giornalista non solo economico, ora direttore del Quoti diano del Sud: Mario Draghi, il ritorno del Cavaliere bianco, La Nave di Teseo, pp. 416, . 20,00. La trama? Draghi, il banchiere più iconico che la storia delle banche centrali conosca, "Super Mario", il "salvatore dell'euro", l'uomo del "whatever it takes" (ad ogni costo) scende in campo nell'arena politica, dopo una vita da civil servant passata a servire le istituzioni economiche più prestigiose d'Italia e d'Europa. Dalla direzione generale del Tesoro a quella della Banca d'Italia, con una breve parentesi in Goldman Sachs, per poi passare alla guida della Banca Centrale Europea (unico italiano finora ad aver assunto quel ruolo), la carriera del professore di economia monetaria non ha fallito un colpo. E, passo dopo passo, Draghi si è conquistato sul campo la stima e la fiducia dell'élite mondiale, soprattutto dopo che, nel bel mezzo della crisi dell'euro, ebbe il coraggio di prendere delle decisioni niente affatto scontate, ferocemente avversate dall'ortodossia rigorista dei paesi del Nord Europa, salvando di fatto l'euro dal rischio fallimento.

UN NUOVO DE GASPERI? - Quelle decisioni coraggiose, tempestive, contro -intuitive, usate nella sua decennale carriera di policy maker (decisore politico che non si occupa di consenso ma solo della razionalità delle scelte), potranno essere ora utilizzate nella nuova veste di Draghi, quella politica, o, se si preferisce, del tecnico prestato alla Politica, ovviamente con la P maiuscola. Il passaggio dalla Policy (politica economica) alla Politics (politica generale, dove tener conto dei rapporti di forza e del consenso), è notoriamente pieno di insidie, considerando che la Politica economica e la Politica seguono delle dinamiche e degli obiettivi che a volte, è vero, si sovrappongono, ma molto più spesso bisticciano. Se Draghi sarà capace di affrontare indenne anche questo passaggio, allora potremmo davvero dire che l'Italia avrà trovato il suo nuovo Alcide De Gasperi, uno statista di rango europeo e internazionale, europeista e filo occidentale, in grado di risollevare il prestigio (Draghi direbbe standing) dell'Italia dopo decenni in cui il nostro Paese aveva perso autorevolezza al di fuori dei suoi confini. Questo passaggio di Draghi dalla Policy alla Politics è quello descritto sapientemente, e in modo comprensibile a chi non maneggia abitualmente queste distinzioni, da Napoletano nel suo libro. Scritto sotto forma di diario, partendo dalla crisi della pandemia, passando per il declino e la caduta del Governo Conte II per arrivare all'insediamento del Governo Draghi, il volume è un affresco verista della situazione politica ed economica che l'Italia ha attraversato negli ultimi due anni. Anni drammatici, nei quali il Paese ha rischiato di naufragare come il Titanic citato in uno dei passaggi chiave. Così come avvenuto nella crisi dell'euro del 2011, anche in questa crisi la figura di Mario Draghi si è eretta a emblema di salvezza, un faro al quale guardare con fiducia ed ottimismo. Ecco allora che il Draghi si trasforma da grand commis in statista, uomo che unisce con il suo modo di fare apparentemente atipico rispetto ai canoni politici tradizionali. In realtà però si pone in continuità con altre figure di alto livello che la storia italiana ha saputo produrre, da Luigi Einaudi a Carlo Azeglio Ciampi. Lo stile dell'economista che per formazione bada molto più alla sostanza che alla forma, parco di parole ma estremamente orientato ai risultati, integerrimo osservatore di quanto gli sta attorno e rapido decisore, capace di attorniarsi dei più validi collaboratori, anziché degli amici degli amici. Certamente, come scrive Napoletano, «il pericolo più grande che corre oggi Draghi è che lo si carichi così tanto di aspettative da ritenere che possa risolvere tutti i problemi in un battibaleno». Eppure, sempre come ricorda l'autore, nei suoi primi quattro mesi da presidente del Consiglio, Draghi ha già dato un assaggio del suo decisionismo tanto sul piano interno, dove ha completamente capovolto la macchina burocratica che governava il piano di vaccinazioni, rendendola finalmente efficiente, quanto sul piano europeo, dove ha fatto emergere «il doppio gioco delle case farmaceutiche e gli errori della commissione, sono venuti fuori i ritardi tedeschi e francesi che sono, come quelli italiani, sulla logistica e sulle quantità dei vaccini, si è vista una leadership concreta che incide sulle cose».

ESEMPIO PER I POLITICI - Napoletano chiude il suo libro con l'augurio che il "Cavaliere bianco", come Mario Draghi è appunto definito, possa avere una lunga stagione alla guida del Paese in ruoli diversi. Prima quella che viene definita una supplenza politica di governo breve ma efficace, tale cioè da produrre effetti duraturi, e poi la presidenza della Repubblica italiana «per essere uno stabile punto di riferimento: in casa dentro un assetto istituzionale rinnovato che consenta di decidere, e fuori di casa perché l'Italia sparisca del tutto dai mercati come problema, grazie alla credibilità sua personale e ai risultati che quella credibilità garantisce». La scommessa più grande, infine, è quella che la leadership di Mario Draghi possa essere d'esempio alla nostra classe politica attuale, che si è impantanata ormai da tempo nell'assenza di capacità, di merito, di visione strategica, di coraggio e di disciplina morale. Anche da questo punto di vista, l'esperienza del governo Draghi potrebbe davvero segnare un nuovo Rinascimento per la Politica italiana, più moderna, più internazionale e, per usare un termine caro proprio al Cavaliere bianco, alla fine più competitiva.

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