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Talebani buoni, l'ultima illusione dei "progressisti ubriachi" di casa nostra

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L'ultima creatura mitologica del progressismo ubriaco nostrano sono i "talebuoni". Questi talebani 5.0 che hanno appena restaurato l'Emirato islamico in Afghanistan, un Emirato moderato e pluralista, i cui capi sono molto più vicini a Enrico Letta che al Mullah Omar. Non è uno scherzo, per quanto tetro e cinico rispetto a quella "caccia casa per casa" scatenata dagli sgherri islamisti secondo l'ambasciatore all'Onu Ghulam Isacza, un cretino che non si è accorto delle magnifiche sorti e progressive che attendono la sua patria. È davvero il clima che si sta grottescamente diffondendo nel mainstream italico. L'hanno annunciato alcuni giornali ieri, Corriere della Sera in testa: "Talebani, promesse e paura". Sottotitolo: "Niente vendette e burqa, le donne all'università. Ma avvertono: tutti devono sottostare alla legge islamica".

BATTUTONE -  Che è come dire: niente persecuzioni degli ebrei, ma tutti devono sottostare ai principi del Terzo Reich. Ma è il Fatto Quotidiano che sbraca tra ironia fuori luogo e compiacimento antioccidentale (la linea su questi temi la dà Massimo Fini, uno secondo cui già i vecchi talebani erano struggenti eroi byroniani, figuriamoci questi ripuliti che vogliono la sharia temperata). In prima una battuta che senz' altro piacerà a quelle molte donne di Kabul che secondo varie testimonianze si nascondo da giorni negli scantinati: "I talebani fanno i democristiani". Ma è nelle pagine interne che la situazione si fa grave, seppur non seria come avrebbe detto Flaiano. "Talebani soft: diritti per tutti, ma secondo legge coranica", è il titolo di un pezzo che attacca: «I talebani si presentano al mondo concilianti, pacifici, inclusivi, rispettosi dei diritti e delle donne...», manca solo sostenitori del Ddl Zan.

PACIFICI - A ruota, il vero capolavoro: fotona di tre gentiluomini "pacifici e inclusivi" dotati di kalashnikov, così corredata: "I nuovi volti senza ferocia dei signori della sharia". Una galleria di ritratti che paiono le correnti del Pd: «Dal cofondatore al figlio del leader carismatico - il terrorista Omar, ndr- le figure più influenti del movimento islamico sono assai diverse. Ma per ora unite dal voler rassicurare il mondo». I cittadini di Jalalabad, scesi ieri in piazza a centinaia per invocare democrazia, sono intanto stati "rassicurati" a colpi di mitra: i talebani hanno inclusivamente sparato sulla folla, i morti sarebbero 35 (SkyTg24). E in serata ancora scontri all'aeroporto di Kabul. Ma queste notizie non turbano l'ottimismo delle avanguardie sinistrorse, come il deputato Lorenzo Fioramonti, indimenticato ministro della (D)Istruzione nel primo governo Conte, che su Twitter non riusciva a contenersi: «Il nuovo governo dei #talebani annuncia NO burqa SÌ istruzione per le donne. Sogno o son desto?». Mannò sei destissimo, anzi il nostro consiglio misto all'invidia di chi non può partire su due piedi è di acquistare il primo biglietto di andata per Kabul e trasferirti nel nuovo paradiso arcobaleno, seppur venato da una sfumatura appena accennata di sharia. Certo, l'onorevole potrebbe incontrare qualche difficoltà all'aeroporto, dove ancora ieri si sono verificate almeno una ventina di vittime dovute alla calca di afghani che inspiegabilmente continuano a voler fuggire in massa dalla terra d'elezione di Travaglio e Fioramonti. Serafica anche Emergency, che fedele alla lezione collaborazionista di Strada ha dichiarato per bocca del coordinatore dell'ospedale di Kabul Alberto Zanon: «Ci aspettiamo che nulla succederà con i tabeani: siamo estremamente fiduciosi di continuare il nostro operato». In un certo senso è vero: feriti ce ne saranno a bizzeffe, visto che i pacifisti coranici in questi giorni stanno conducendo rastrellamenti nelle case facendo irruzione con dei bazooka alla mano. Ma trattasi di bazooka moderati e inclusivi ovviamente: sono pur sempre talebuoni.

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