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Rave a Viterbo, un popolo di sballati, anarchici e nomadi: chi sono davvero i partecipanti

Andrea Cappelli
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Avete presente le orde di zombie claudicanti che affollano le città deserte nella serie tv "The Walking Dead"? Disattivate l'audio del televisore, ascoltate un brano tekno e alzate al massimo il volume: se non avete mai partecipato in prima persona, eccovi servita l'immagine plastica di un rave party. Procediamo con ordine: cosa sono esattamente i "rave party"? Quella dei "free party" (questo il termine tecnico) è una controcultura sorta dalle ceneri di quella hippie all'inizio degli anni '80. Non stiamo parlando di un blocco granitico: esistono vari tipi di rave a seconda del genere musicale (si va dal tekno all'acid house), dell'ambientazione (boschi, radure, aree periferiche) e della durata del party (che in certi casi può andare avanti anche dieci giorni). Chi partecipa ai rave viene definito raver, ma in realtà, ci dice Marco D., storico frequentatore di party che preferisce celarsi dietro un nome fittizio, «oggi noi ci definiamo "clubbers". Questa parola non sta più a indicare chi frequenta i club bensì gli appassionati di musica elettronica e psichedelica che partecipano ai free party». Questi eventi possono radunare fino a 50.000 persone, con picchi di oltre 10.000 persone al giorno. È il caso del Teknival (2017), kermesse francese alla quale han preso parte 50.000 persone in quattro giorni. Ma potremmo citare anche White Waltham 1989 - dove 12.000 persone si radunarono in una pista di atterraggio nei pressi dell'autostrada M25 di Londra - o Pinerolo 2007 in Italia con le sue 40.000 persone. Per organizzare i rave un tempo si sfruttava il passaparola ma oggi anche i raver ricorrono a servizi di messaggistica come Telegram o social come Instagram. A causa della loro natura anarchica, dentro i free party in molti casi vengono commessi svariati reati: spaccio, danneggiamenti, invasione di proprietà privata. A partire dai primi' 80 il fenomeno si è espanso dall'Inghilterra ad altre aree d'Europa: Francia, Italia, Spagna, Balcani. Le "tribù" - termine con cui si definiscono i gruppi organizzati, dei quali fanno parte anche intere famiglie - sono itineranti; "nomadi dello sballo" diretti dove le norme legali sono più tolleranti e i controlli più blandi. Scopo dei rave è "scomparire", dimenticare le ansie del quotidiano lasciandosi trasportare dai ritmi sincopati, facendo viaggiare la mente con le droghe. Quali sono le sostanze più diffuse? A rivelarcelo è Marco D.: «Sicuramente l'MD, mescolata dentro bottigliette d'acqua; poi le pasticche di Ecstasy e il Popper. I più giovani adorano la Ketamina».

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