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Sergio Mattarella, perché lo hanno applaudito così a lungo: Filippo Facci testimone alla Scala

Filippo Facci
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Tutti hanno parlato degli applausi a Sergio Mattarella alla Scala e ne hanno tratto un presunto significato politico: solo perché qualcuno (io non l'ho udito, anche se ero lì) a un certo punto gli ha gridato «bis». Scena identica a quella del 7 dicembre 2019, ossia una dinamica tra il normale, il provinciale e un pizzico il demenziale.

 

 

 

Descrizione: alle 18.00, ora designata, tutti sanno che il Capo dello Stato farà capolino sul palco reale e guardano in quella direzione; egli appare e partono gli applausi, lui è in piedi, tutti applaudono, continuano a farlo perciò lui non si siede, tutti continuano ad applaudire proprio perché lui non si siede, insomma uno stallo alla messicana in cui nessuno cede per primo, Mattarella anche per legittima commozione e progressivo imbarazzo, una parte del pubblico invece per rinnovato conformismo (i primaioli sono in peggioramento irreversibile) che si trasforma in compiacimento dell'applauso che non finisce mai, una sorta di ludica compartecipazione a un gioco di alta società.

 

 

 

Una minoritaria parte del pubblico è pure in imbarazzo. Sinché l'applauso, che comunque voleva essere lungo, è ormai un disco rotto: smettere non sta bene, e sedersi, per il Presidente, neanche. Allora muore di stanchezza (l'applauso) e tutti contenti, perché seguirà l'Inno nazionale di cui molti hanno imparato le parole, e non mancheranno di farcelo sapere.

 

 

 

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