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Il Ddl Zan? Un inganno. Sinistra smascherata: altro che diritti, la legge pro gay è pura propaganda

 Manifestazione a favore del Ddl Zan

Iuri Maria Prado
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 Spiace un po', ma non sorprende per nulla che i sostenitori del defunto Ddl Zan si propongano di rilanciare l'iniziativa denunciandone il fallimento per colpa «di chi voleva trattare con gli alleati di Orbàn». La miglior prova che si trattasse di un esperimento di balorda riaffermazione identitaria, del tutto incurante degli evidentissimi e gravi difetti per cui si segnalava quel proposito di presunta riforma civile, sta proprio qui: nel passarlo come una "legge di civiltà" soccombente nella lotta contro le forze incivili che ne hanno impedito l'approvazione.

 

 

Ma la realtà è che i fascismi e i razzismi e l'omotransfobia non c'entrano nulla con le serissime ragioni di dubbio costituzionale e liberale che si opponevano a quel pericoloso articolato; e se pure fosse vero che alcuni si sono compiaciuti di quell'affossamento per motivi ignobili, resta che se quell'ipotesi normativa si fosse realizzata avrebbe costituito un esempio pessimo di maltrattamento del nostro sistema di diritto e un temibile precedente capace di legittimare ulteriori spropositi.

 

 

Con il legislatore ordinario che pretende di giudicare della costituzionalità del proprio operato e intesta le Giornate nazionali contro questo o contro quello all'attuazione dei principi fondanti della Repubblica, ingiungendo alle scuole e alle amministrazioni pubbliche di uniformarvisi. Altro che Orbàn. 

 

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