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Israele, la vergogna della sinistra: ai compagni piace l'antisemitismo in guanti bianchi

Iuri Maria Prado
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Le simpatie e le indulgenze di sinistra verso l'antisemitismo obliquo, quello che si nasconde dietro lo schermo ipocrita della critica anti-israeliana, sono anche più immonde di certe scoperture razziste addebitabili a certa destra minoritaria e non rappresentativa.

 

Il terrorismo antisemita e la realtà di pistola, di sassi e di coltelli che gli ebrei d'Europa, siano vecchi o bambini, debbono fronteggiare per il fatto di essere ebrei, inducendoli a temere per sé stessi proprio nei luoghi dove i loro genitori e i loro nonni erano rastrellati e infilati nei vagoni piombati, proprio i luoghi dove una retorica bolsa organizza sfibrate ricorrenze alla Memoria e istituisce improbabili commissioni parlamentari, rappresentano l'inevitabile corrispettivo di giustizia sostanziale che si merita l'ebreo perché Israele, risaputamente, pratica l'apartheid, bombarda i civili per programma e, intollerabilmente, non riconosce il diritto civile e politico dei tanti che in modo sacrosanto rivendicano la necessità democratica di distruggere lo Stato degli ebrei. Il 25 d'aprile della Repubblica Bella Ciao, con il sistematico corollario della sassaiola sulla Brigata Ebraica e dei roghi delle bandiere israeliane, così come le valorose campagne di boicottaggio delle produzioni e delle imprese israeliane su cui una nobile propaganda appone una bella stella gialla, hanno cittadinanza incensurata nel Paese delle leggi contro l'odio e della Costituzione in nome della quale si reclamano giuramenti antifascisti.

E intanto la democrazia è rassicurata dalla guardia profilattica della sinistra, la cui macchia antisemita è nulla a paragone del merito nell'impedire l'assalto delle destre.

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