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Come liberare l'Italia dal gas russo. L'analisi dell'imprenditore Andrea Pasini

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La decisione di Putin di invadere l’Ucraina, il 24 gennaio scorso, ha aggravato una situazione già delicata in Italia, quella riguardante il costo e l’approvvigionamento di gas naturale. Come ormai ripetuto più volte, il nostro Paese dipende per il 45% dalla Russia. C’è bisogno quindi di mettere in campo una serie di azioni mirate per azzerare questa dipendenza, assicurando al contempo il fabbisogno di energia necessario per i consumi di famiglie e imprese.

Ritengo che sia stato miope da parte dei governi che si sono susseguiti negli ultimi anni ignorare questa necessità, preferendo nonostante il continuo aumento dei prezzi acquistare gas da paesi stranieri invece che produrlo in loco. Per troppi anni le istituzioni hanno scelto una politica di incentivi fiscali spot che, ad oggi, appaiono assolutamente inadeguati.

Partiamo dal superbonus 110% per l’efficientamento energetico degli edifici. Sono in molti ad aver avuto accesso a questo meccanismo che, di fatto, garantiva il pagamento da parte dello Stato di tutti i lavori di ristrutturazione con una conseguente riduzione dei consumi di energia per decenni. L’incentivo era pensato però per condomini, edifici residenziali e villette, non per le aziende.

Secondo i dati del 2020, il gas italiano viene assorbito al 50% da industrie e servizi, a dimostrazione che la priorità è ridurre la dipendenza da gas proprio per le aziende, non i privati. Una delle alternative più interessanti per raggiungere questo obiettivo è l’utilizzo di pannelli fotovoltaici. 

In questo settore però gli incentivi scarseggiano. È previsto un fondo da 1,5 miliardi per installare pannelli sulle coperture degli edifici a uso agricolo, zootecnico e agroindustriale, certo, e dal primo marzo il DL 17 ha introdotto più di 145 milioni di contributo per le imprese del Sud Italia, con notevoli semplificazioni per il processo autorizzativo. È però necessario fare di più. Se le aziende avessero una detrazione del 30% senza cessione del credito per acquistare pannelli e pompe di calore, la nostra dipendenza dal gas verrebbe annullata in brevissimo tempo.

Installare i pannelli fotovoltaici richiede pochissimo tempo e dal momento della messa in azione possono concorrere immediatamente ad abbattere i consumi. Le pompe di calore, alimentate a energia elettrica, consumano un quarto rispetto alle caldaie a gas con un impatto significativo anche su abbattimento di polveri sottili e qualità dell’aria. Un aiuto che si riversa anche sui costi in bolletta. I pannelli in autoconsumo, infatti, eliminano per 20-30 anni una spesa energetica elevata e annullano tale variabilità. 

Un passo verso la sostenibilità, che è anche uno degli obiettivi del Recovery Fund, ma anche un aiuto concreto alle imprese che potrebbero aumentare il loro indotto. 

Da luglio 2021 sono stati stanziati circa 11 miliardi dal governo per il contenimento del costo delle bollette elettriche; altri 8 miliardi sono stati spesi dai consumatori come extra costo. Se avessimo utilizzato questa cifra in detrazioni fiscali per pannelli non avremmo più bisogno di gas russo. 
Un impianto solare di ultima generazione remunerato in modo corretto può dare un costo dell’energia per i prossimi 20 anni di 60-70€/MWh. I prezzi di adesso sono 200€/MWh ma anche nei periodi in cui il costo dei combustibili fossili era più contenuto il livello era comunque attorno ai 60-70€. Le rinnovabili oggi garantiscono indipendentemente dagli accadimenti geopolitici esterni una sicurezza per l’autosufficienza energetica . Per le imprese e, a livello macro, per il paese è importante stabilizzare il costo dell’energia. Ora il discorso è molto semplice con  un grande impianto fotovoltaico di ultima generazione, coprendo meno dell’1% del territorio italiano potremmo fare a meno del gas russo.
 

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