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Vladimir Putin, il putinismo e le colpe della sinistra: chi odia di più l'Occidente?

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In un recente editoriale sul Corriere della Sera, Angelo Panebianco ha sottolineato alcuni punti importanti: dopo il 24 febbraio gli equilibri in Europa sono cambiati, occorre dunque esercitare per il futuro un'azione di contenimento della Russia, possibile ad alcune condizioni: che l'Europa acquisisca una credibilità politica e militare e che non prevalga la cosiddetta "cancel culture" ovvero la cultura del disprezzo verso la civiltà occidentale. Un contributo interessante e in larga misura condivisibile, che tuttavia non sembra cogliere, in specie nella sua conclusione, il perché una parte importante dell'opinione pubblica e della politica italiana abbiano simpatizzato per Putin nel passato. Se non si comprendono queste ragioni non si rende un buon servizio alla causa di un rilancio dell'Europa e della difesa dei suoi valori. 

 

Le ragioni di quelle simpatie, certamente diffuse nel centrodestra, sono da ravvisare proprio in quella incapacità dell'Occidente di difendere la propria identità e il proprio passato, corroso dalla cancel culture e, aggiungo io, da una tolleranza, quando non una complicità, verso una immigrazione illegale e alluvionale che rischia di corrompere irrimediabilmente radici culturali e principi fondanti. A differenza dei filosovietici che ieri come oggi stavano con la Russia in odio all'Occidente, le destre italiane hanno nutrito simpatia per Putin perché dava l'impressione di difendere a casa sua proprio quella identità che Panebianco lamenta essere in crisi in Occidente. Insomma simpatizzavano per amore (deluso) dell'Occidente. Non sembri un paradosso ma la colpa di quella simpatia è in ultima analisi di una sinistra corrosiva e mondialista. 

 

Non è privo di significato che oggi sia rimasto a difendere Putin, a parte qualche nostalgico delle autocrazie o dei vari fascismi, soprattutto chi da sinistra odia l'Occidente con lo stesso odio di chi lo vorrebbe cancellato dalla storia. Paradossalmente le sinistre, che in Italia si mobilitano per l'Ucraina, sono più distanti dai valori che muovono il popolo ucraino che non le destre. È indicativo come nelle manifestazioni di questi giorni ci sia un tripudio di bandiere della pace, pochissime le bandiere ucraine o europee. Gli ucraini combattono invece per difendere la propria patria, concetto estraneo a buona parte della sinistra italiana. Si può costruire un modello di Europa dotata di una forza militare dissuasiva e di una politica estera che sappia difendere efficacemente gli interessi dei popoli europei, solo se si ha una forte identità e la consapevolezza del passato. La debolezza di questa Europa sta soprattutto nella incapacità di amarsi e nell'aspirazione ad un cosmopolitismo che accetta tutto e tutti. Che è, nella migliore delle ipotesi, la politica del "volemose bene".

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