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Vladimir Putin, Antonio Socci contro la sinistra: "Figlio del comunismo, chi è davvero lo Zar". Il sovranismo c'entra nulla

Antonio Socci
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Certi "compagni" italiani sono stupefacenti. Crolla il comunismo sovietico e il Pci, dopo aver sventolato per 70 anni la bandiera rossa con falce e martello dell'Urss (il Pci nacque dallo slogan "facciamo come in Russia"), fischiettando cambia casacca e di colpo si dice liberale. Oplà. Nel '98 in Italia il primo (post)comunista, Massimo D'Alema, diventa premier e il suo governo passa alla storia per aver partecipato, come fidato membro della Nato, al bombardamento della Serbia (contro il compagno Milosevic). Nel 2006 è eletto presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che era già dirigente del Pci al tempo di Togliatti (e Stalin) ed è rimasto comunista fino al crollo del Muro di Berlino. A Washington la sua presidenza è stimata. Nel corso del suo mandato l'Italia partecipa alla guerra alla Libia. Ora, con l'invasione russa dell'Ucraina, certe personalità che arrivano dal mondo comunista si mostrano come zelanti sostenitori delle posizioni atlantiste più bellicose, contro il nuovo Impero del Male impersonato da Vladimir Putin. Infine - e a questo punto il rovesciamento delle parti è completo - si arriva ad affibbiare Putin al centrodestra italiano, il quale è così confuso e afono di questi tempi da non saper reagire. Il premio per la disinvoltura spetta a Michele Serra, che è stato una firma simbolo dell'Unità, il quale su Repubblica di giovedì scorso scrive trionfale che, con la guerra Russia/Ucraina «la destra» è investita «in pieno, direttamente» da «una tempesta ideologica devastante». Repubblica, ripete, in questi giorni, lo stesso concetto di Serra il quale chiama tutti a «difendere la democrazia da un tiranno reazionario», Putin, che colloca, appunto, nel pantheon della «destra».

 

 

 

 

a è davvero questa l'identità politica di Putin? Dopo aver sentito per settimane questa disinvolta narrazione, vorremmo sommessamente far presente che la Russia attuale ci pare tuttora governata dalla vecchia Nomenklatura del Partito Comunista e del Kgb da cui proviene lo stesso Putin. Si tratta di ex o post comunisti, proprio come quelli di casa nostra. Lo stesso ministro degli esteri russo Sergej Lavrov, che vediamo spesso in questi giorni, è un uomo che proviene direttamente dall'apparato del regime sovietico. Per dirla tutta, Michele Serra, che s' iscrisse al Pci nel 1974 e cominciò a lavorare all'Unità nel 1975, ha certamente una storia politica assai più vicina a Putin, che s' iscrisse al Pcus negli anni dell'Università, di quella dei politici o dei giornalisti di centrodestra. La Russia, dopo il 1989, dopo Gorbacev che era capo del Pcus, è stata guidata da Eltsin, per anni dirigente del partito comunista e ministro del governo sovietico. E poi da Putin, anch' egli membro del Pcus e poi del Kgb. Oggi a Putin viene imputata questa affermazione: «La dissoluzione dell'Unione Sovietica è stata la più grande catastrofe geopolitica del ventesimo secolo». Ma è un'affermazione "di destra" o "di sinistra"? Sarebbe interessante conoscere la risposta di Serra perché se la qualificasse "di destra" ne deriverebbe che sono stati di destra milioni di comunisti italiani che hanno creduto nell'Urss con tutta la dirigenza storica del Pci. Del resto Nicola Zingaretti, diventando segretario del Pd nel 2019, pubblicò un libro, "Piazza grande", dove si legge: «Fino al 1989 la presenza di grandi potenze, internamente fradice e dittatoriali, ma alternative al capitalismo, aveva costituito un oggettivo deterrente a costruire un mondo unidimensionale e senza difese rispetto alle forme più estreme di sfruttamento. Spero che ora nessuno mi attribuisca in malafede nostalgie filosovietiche se rilevo che probabilmente nel dopoguerra, non ci fosse stata l'Unione Sovietica, ciò che è avvenuto in Grecia con la strage di tutti i comunisti sarebbe avvenuto in tutta Europa. Non sarebbero state possibili le lotte dei partiti di sinistra e democratici né il compromesso sociale che oggi in Europa è un esempio per tutto il mondo civilizzato».

 

 

 

 

DISAGIO SOCIALE - Poi Zingaretti rilevava che le «forze progressiste» con il crollo dell'Urss erano diventate «subalterne» all'«egemonia culturale e pratica del campo avversario», quello liberista e capitalista, «fino a mutuare luoghi comuni, tabù, atteggiamenti e linguaggi che ci hanno allontanato dalla sensibilità popolare». Lo stesso Massimo D'Alema, il leader più rappresentativo della sinistra post-Pci, nel 2020, nel libro "Grande è la confusione sotto il cielo", notava che «la Russia ha vissuto, in seguito al crollo dell'Impero sovietico, un drammatico disagio sociale, l'aumento delle insicurezze e della violenza, ma anche umiliazione ed emarginazione sulla scena internazionale. Non è un caso» proseguiva «che da questa crisi emerga la personalità di Vladimir Putin, un uomo che rappresenta innanzitutto la riscossa nazionalistica della Russia, che proviene dagli apparati militari e di sicurezza sovietici, ricostruendo così anche il senso di una continuità storica che l'89 sembrava avere spezzato». D'Alema ricorda una frase di Putin: «Chi volesse restaurare l'Urss e il comunismo sarebbe un uomo senza cervello. Ma chi non ne ha rimpianto e nostalgia è un uomo senza cuore». E commenta: «Putin rappresenta esattamente questo approccio realistico, talora spietato, alla logica della competizione nel capitalismo globale; ma anche la nostalgia verso il ruolo dell'Urss come grande potenza mondiale. Per questa ragione la nuova leadership nazionalista russa si è sforzata di recuperare il senso della continuità e l'orgoglio anche dei passaggi fondamentali della storia sovietica. Innanzitutto della grande guerra patriottica, rivalutando persino il ruolo di Stalin, non certo in quanto dittatore, ma come capo dell'Armata Rossa. Per questo credo che la parola nostalgia sia molto importante per interpretare lo spirito russo. Putin» prosegue D'Alema «garantisce il ritorno all'ordine, un maggiore dinamismo economico, ma anche la ripresa di una politica di potenza. Nello stesso tempo è forte l'impegno per ricostruire dalle radici l'identità russa». Ed ecco la proposta di D'Alema: «Sarebbe realistico riconoscere che ormai la Russia è un interlocutore essenziale se si vogliono avviare finalmente a soluzione i conflitti ancora aperti... e si vuole ricostituire un quadro di coesistenza e di stabilità... Ritengo che servirebbe un cambio di strategia anche da parte dell'Europa, il che non significa, ad esempio, accettare l'aggressività russa in Ucraina o giustificare le responsabilità del governo di Mosca nell'annessione della Crimea. Bisogna tuttavia rendersi conto che la politica di allargamento della Nato fino ai confini russi ha alimentato la percezione di uno stato d'assedio che il Cremlino non può ragionevolmente accettare. Sarebbe stato più saggio collocare anche queste scelte nel quadro di una rinnovata architettura di coesistenza e sicurezza in Europa che avrebbe dovuto essere negoziata dopo la fine della guerra fredda». In conclusione D'Alema prospetta «una nuova strategia verso la Russia che si proponga di ricondurre la potenza russa nel quadro di equilibri accettabili e di norme di comportamento condivise, ma dubito che lo si otterrà attraverso le sanzioni e l'escalation del conflitto: ritengo necessario procedere con un nuovo negoziato che sia inclusivo e non venga percepito come umiliante per una grande potenza come la Russia di Putin».

 

NO AI DEM CON L'ELMETTO - Considerazioni simili ha fatto nei giorni scorsi Pierluigi Bersani - un altro ex segretario del Pd - ponendosi agli antipodi del Pd lettiano: «Non mi piace la Ue con l'elmetto», «dopo il 1991 dovevamo coinvolgere la Russia nel nuovo equilibrio continentale». Lo fece Berlusconi, nel 2002, portando Putin e Bush al trattato di Pratica di Mare: la sinistra dovrebbe riconoscergli questo merito (essa non ne fu capace). Purtroppo poi gli Usa hanno invertito la rotta tornando alla guerra fredda. E il Pd lettiano segue a ruota la Casa Bianca. Ma, con buona pace di Serra, Putin appartiene alla storia comunista. È una delle sue evoluzioni (e oggi involuzioni).

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