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Vladimir Putin, cosa è successo davvero allo stadio: il video clandestino smaschera lo zar

Daniele Dell'Orco
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Il pastore Vladimir Putin ha parlato ai suoi discepoli venerdì, in occasione dell'ottavo anniversario dell'annessione della Crimea alla Russia. L'ha fatto, in una delle sue poche apparizioni pubbliche dall'inizio dell'offensiva militare in Ucraina, davanti a 80mila persone festanti all'interno dello stadio Luzhniki di Mosca, lo stesso che ospitò nel 2018 la finale dei mondiali di calcio, trasformato in una sorta di cattedrale del patriottismo russo. Da alcuni video amatoriali diffusi da media occcidentali si scopre che le parole del capo sono state accolte anche da qualche fischio. Potrebbe essere il vero motivo dietro il taglio del discorso del presidente sulla tv russa. 

 

 

Nel suo breve ma intenso discorso da santone, il presidente russo ha citato, tra le altre cose, il libro biblico di Giovanni, lodando la tempra delle sue truppe in guerra: «Non c'è amore più grande di donare la vita per i propri amici». Ma il riferimento al Sacro è un richiamo ormai classico nella retorica e nella narrazione del Cremlino, per questo i messaggi palesi e sottesi delle altre citazioni, e in generale del paesaggio scenografico che ha caratterizzato la parata, meritano un approfondimento. Putin, salito sul palco indossando un piumino di Loro Piana da 12mila euro, sebbene l'economia russa si stia sgretolando sotto il peso delle sanzioni occidentali (l'azienda italiana ha preso le distanze e anzi ha invitato lo zar a «riflettere su ciò che sta facendo al popolo ucraino»), è stato accolto da un trionfo di bandiere russe ma soprattutto di striscioni contrassegnati dalla lettera "Z", diventata il simbolo dell'attacco militare. Campeggia sui tank russi già da metà febbraio, per contrassegnare quelli destinati al fronte occidentale ucraino (Zapod significa ovest in russo), ma con una mega campagna di marketing il Cremlino le ha conferito una connotazione allegorica capace di renderla agli occhi degli analisti occidentali «la svastica di Putin». 

 

 

Un marchio, in sostanza, che contrassegna chi è fedele alla causa. È l'iniziale di "Za pobedy", espressione russa che vuol dire "per la vittoria" e del termine "zashchita", che significa "difesa", conformemente alla retorica secondo cui il popolo del Donbass debba essere protetto, ma per estensione sia il popolo russo che quello ucraino debbano essere difesi dall'Occidente e dai "nazisti". Ed ecco infatti nei maxischermi fuori dal Luzhniki di Mosca il faccione di Putin contornato dagli slogan «Za mir bez nazisma! Za Rossiyu! Za Prezidenta!» e cioè «Per un mondo senza nazismo! Per la Russia! Per il presidente!». Altri riferimenti interessanti e non casuali sono le canzoni patriottiche mixate prima dell'intervento di Putin (con tanto di incidente tecnico, non si sa quanto in buona fede, che ne ha tagliato una parte mentre era in diretta su Russia 24), tra cui una performance di "Made in the Ussr", che come versi iniziali ha «Ucraina e Crimea, Bielorussia e Moldavia, tutto questo è il mio Paese», e la scelta del Presidente russo di ricordare la figura di Fedor Fedorovic Usakov, ammiraglio del XVIII secolo noto per due aspetti: non aver mai perso una battaglia e aver supervisionato la costruzione della base navale di Sebastopoli (Crimea) e del porto di Kherson, l'unica grande città conquistata dai russi e dove Mosca vorrebbe indire un referendum per proclamarla Repubblica separatista. 

 

Questa mega parata di nazionalismo russo è stata paragonata alle marcette di massa organizzate dal dittatore della Corea del Nord Kim Jong-Un, a cui assistono cittadini che di fatto non hanno altra scelta. Media anglosassoni come la BBC, infatti, hanno postato servizi video realizzati fuori dall'impianto moscovita con interviste ad alcuni russi in fila per il biglietto: molti sostengono di aver subito pressioni dai datori di lavoro per partecipare alla kermesse; altri, studenti, che hanno confessato di aver aderito solo per saltare scuola; c'è chi ha intascato denaro; altri ancora dopo qualche minuto dall'inizio della parata stavano già lasciando lo stadio dopo aver «timbrato il cartellino». Anziché i discepoli di Putin, quelli del Luzhniki sarebbero allora i figuranti di Putin. 

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