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Matteo Salvini o Giorgia Meloni? Vittorio Feltri: comanda chi ha più voti

Vittorio Feltri
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Silvio Berlusconi ha incoronato Salvini quale leader del centrodestra. Probabilmente lo ha fatto per dare un po' di coraggio alla coalizione deboluccia costituita da Forza Italia e dalla Lega, due partiti dalla salute cagionevole che non hanno perso la speranza di opporsi efficacemente alla sinistra. Auguriamo a Silvio e a Matteo un successo strepitoso, ma lo diciamo per affetto e non per convinzione. Infatti il Capitano, dopo il trionfo ottenuto alle ultime elezioni europee, ha innestato la marcia indietro e non smette di perdere consensi, almeno stando ai sondaggi. Sui motivi del calo leghista mi sono già espresso, facendo imbestialire il segretario, benché la mia analisi non facesse una grinza. Infatti Salvini guida il suo partito come una macchina con le gomme a terra.

 

Prima ha governato con il M5S, svolgendo egregiamente il ruolo di ministro dell'Interno, poi è uscito dalla maggioranza mandando in crisi l'esecutivo, e a breve distanza da quel divorzio si è nuovamente imparentato coi grillini e addirittura col Pd onde consentire la formazione del governo Draghi. Ovvio che gli elettori del Carroccio abbiano smarrito la trebisonda e parte della stima in Salvini. Tanto è vero che le indagini demoscopiche danno il movimento fondato da Bossi in fase di cospicuo arretramento.

Questa non è una mia personale impressione, bensì la fotografia della realtà. La quale realtà dimostra un fenomeno importante: la Meloni, che fino a qualche anno fa dirigeva un partito dai valori omeopatici, oggi è a capo della prima formazione politica nazionale, attestatasi oltre il 20 per cento. Quindi amici cari, se è vero che una composizione di alleati debba essere guidata dalla forza che ha più voti, va da sé che il timone del centrodestra debba essere affidato a Giorgia. La signora incontrerà, malgrado vincesse le consultazioni prossime, parecchie difficoltà a conquistare Palazzo Chigi, perché i suoi avversari, sempre troppo numerosi, le rivolgeranno le solite accuse di filo fascismo e minchiate del genere. Cercheranno di imbrattarne la figura affibbiandole la camicia nera, allorché questa donna è soltanto una esponente autorevole del conservatorismo europeo.

 

Ma sappiamo come vanno le cose nel nostro Paese conformista e becero: quando qualcuno rialza la testa e si impone al pubblico, immediatamente viene accusato di essere un simpatizzante del Duce, morto ammazzato e sepolto decenni orsono. Pertanto il prossimo anno, a spoglio avvenuto delle schede, ne vedremo delle belle: lotte senza quartiere durante cui le bottiglie di olio di ricino saranno l'arma dei progressisti anziché dei Fratelli d'Italia. Cara Giorgia, donna avvisata, mezza salvata. In bocca al lupo.

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