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Vittorio Feltri, la sventura di Roberto Mancini: come si spiega il fallimento dell'Italia

Vittorio Feltri
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Anche l'Italia ha perso la guerra e contro un avversario, la Macedonia, che per molti è solamente un composto di frutta, e purtroppo per la seconda volta consecutiva non potrà partecipare ai Mondiali di calcio. I nostri connazionali appassionati di pallone, io compreso, sono in lutto, si disperano e non capiscono come mai gli azzurri, i quali pochi mesi fa hanno vinto gli Europei, possano essere stati eliminati sul più bello da una formazione, appunto la Macedonia, la cui esistenza era ignorata fino a giovedì sera. Siamo stati scartati come un bidone di spazzatura dopo una partita durante la quale i nostri attaccanti non sono riusciti a fare un vero tiro in porta. Siamo tristi e incazzati e molti di noi tifosi sono alla ricerca di un capro espiatorio.

 

 

La persona più adatta ad essere colpita ovviamente è l'allenatore; Roberto Mancini come sempre succede, in questo sport il primo ad essere fucilato è il padrone della panchina, quattro anni fa il condannato fu Ventura, stavolta l'imputato è Mancini, che la scorsa estate fu incoronato re della pelota e ora, rapidamente, è considerato uno sciupa partite, quindi da licenziare su due piedi. In realtà il trainer non ha alcuna colpa. Ha mandato in campo all'incirca gli stessi uomini che trionfarono, con la collaborazione di Sanculo, in Inghilterra. Gente tosta e che si era rivelata ricca di buona volontà, ma che, evidentemente, nel frattempo si è montata la testa e si è messa a giocare come i ragazzi dell'oratorio. In pratica è passata dalla gloria al water con una rapidità sensazionale. Tutto ciò ha una spiegazione. Quando i pedatori italiani sono giudicati male, tirano fuori una grinta mostruosa e vincono anche col padreterno, qualora invece godano di buona fama e da loro la critica si attende sfracelli, essi si illudono di essere insuperabili e perdono anche coi bambini delle elementari.

 

 

Ecco perché giovedì sera gli azzurri hanno rimediato una solenne figura di merda contro una compagine composta di scapoli e ammogliati. Mancini poveretto, impietrito a bordo campo, sembrava un sacrista impegnato a preparare un funerale. Impotente di fronte a dei cadaveri. Poi c'è un discorso tecnico non trascurabile. Ormai gli atleti nati nella penisola e dediti a prendere a calci una palla sono meno numerosi. Domina la presenza di stranieri anche nei vivai delle piccole società, i migliori sono i neri e i fanciulli provenienti dai paesi dell'Est. I nostri compatrioti sono una minoranza irrilevante. Ovvio che la prima a soffrire di questa situazione paradossale sia la nazionale, che si avvale di quattro gatti, magari bravi, ma il loro esiguo numero è insufficiente ad arricchire il patrimonio azzurro. Bisogna cambiare metodo. Ben vengano gli africani, purché non siano i soli a imparare a giocare, altrimenti la rappresentativa patria non riuscirà più a prevalere neanche contro la gloriosa squadra di San Marino. Quanto a Roberto Mancini, non può essere trattato come un reietto. Fatelo lavorare in pace fornendogli giocatori alla sua altezza.

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