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Multe taroccate, la guerra sporca dei Comuni per fare cassa: come vincere in tribunale

Multe pazze

La guerra sporca al cittadini: l'invio di cartelle scadute, false o nulle, la cancellazione dei parcheggi, l'onere delle prova invertito, i soldi spesi per incutere terrore nei cittadini: come combattere a colpi di ricorsi l'accanimento doloso dei Comuni (Milano e Roma in primis, lo dico a ragion veduta)

Francesco Specchia
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Non è tanto il fatto che a Milano in zona Linate in un’ora siano state rimosse venti automobili in divieto di sosta. E nemmeno che i vigili urbani, per prevenire l’insurrezione di popolo, si giustifichino, più o meno, con un ragionamento arrogantello del tipo “…e vi è andata bene che vi graziamo, dovremmo rimuovere 300mila auto al giorno in divieto di sosta”. No.

A fare incavolare le centinaia di cittadini vessati da multe spesso farlocche è l’accanimento di un Comune vorace che da un lato toglie le strisce bianche e i parcheggi gratuiti (dal settembre 2020 sono diventate blu due strade su tre: e la sosta a pagamento si è allargata a tutte le periferie), dall’altro cerca di mettere mano il più possibile nelle tue tasche. Spesso senza diritto. E’ una persecuzione. Io sono da anni inopinatamente inserito in una sorta di black list del Comune come “frequente violatore e frequente ricorrente”, a detta di amici consiglieri. Il mio avvocato, Stefano Manfredi, oramai sta consumando da anni, a colpi di ricorsi (sempre accolti), la sua esistenza nella lotta alla cartella selvaggia che varia da finti transiti e violazioni ai falsi accertamenti di divieti di sosta in zone di Milano che neppure conosco. Stefano è invecchiato precocemente, le rughe sotto gli occhi gli s’ allargano come strisce pedonali, sua moglie lo vede solo la notte, i figli crescono senza di lui. Ma ne ha fatta una questione di principio. E vinciamo i ricorsi al 90% . Soprattutto per due motivi: ci sono alcune zone del centro in cui la rimozione delle strisce bianche rende nullo qualsiasi divieto di sosta; e gran parte delle lettere minatorie in cui il Comune ti intima di pagare contravvenzioni che tu avresti fatto dai 3 ai 5 anni prima (fornire documentazione, please) sono assolutamente prive di fondamento. E’ come fermare uno per strada e accusarlo di omicidio, pretendendo che questi dimostri, così su due piedi, la sua innocenza. Un atto che viola le più elementari norme del diritto.

Ogni volta io mi rivolgo al giudice di pace il quale convoca le parti; e lì accade che il Comune o non mandi nessuno dei suoi rappresentanti o li mandi in tribunale ma costoro, imbarazzatissimi, non possono provare con nessun documento le loro accuse. Ora, a parte che l’onere di provare una violazione qualunque spetta ai vigili, e non spetta al cittadino dimostrare di non aver violato; be’, la tecnica del Comune per spillarti soldi è non solo amorale ma ai limiti dell’estorsione, della truffa e dell’abuso di potere.

Funziona così. Ti inviano “8/10/12 “avvisi bonari” o cartelle prive di riscontri con accuse di violazioni, tutte insieme; e la gente, specie gli anziani, si terrorizza, e tende a pagare per evitare «la rogna dei tribunali», anche se ha ragione. Se si indaga, però, per alcune di quelle multe sono scaduti i termini di notifica entro i 90 giorni; in altre sono ignorate date o dati anagrafici del verbalizzante; in altre ancora non vengono fornite le foto delle auto in contravvenzione o si accavallano nuove sanzioni sugli stessi procedimenti prima che siano spirati i termini o che il giudice si sia pronunciato sul ricorso. Spesso non figura in calce alla sanzione alcuna «chiara indicazione» (motivo di annullamento). In molti altri casi vi planano nella posta contravvenzioni per auto che, nel periodo indicato, o erano in officina, o in altre città, o in altre nazioni, o in altri garage. Un giorno mi è arrivata una multa che mi imputava di aver passato il Ghisallo, appunto, nello stesso giorno e ora in cui la mia auto era parcheggiata nel garage di un’azienda privata a Primaticcio; e nonostante io fossi stato tutto il giorno in redazione a Porta Venezia. L’ubiquità assunta come elemento probatorio. Bizzarre, queste allucinazioni dei prodi vigili urbani.

 E, a questo punto, mi affiora un dubbio. Non è che, attraverso la «black list», la polizia locale di Milano, sempre per fare cassa, tra le multe spedite ai noi cittadini guardati a vista, ne inserisca di artefatte e false che «tanto nella massa non se accorgono»? Se così fosse, sarebbe orribile avere la certezza che il Comune, più che essere al servizio del cittadino, s’ ingegni per fotte. Caro dottor Giuseppe Sala, caro Marco Ciacci, comandante dei vigili urbani, mi rivolgo a voi persone serie: fate qualcosa. Le regole si rispettano se i primi a rispettarle sono i controllori. Mentre scrivo arrivano altre multe, alle quali io farò l’ennesimo ricorso. E’ una lotta spietata. Credo che la prossima mossa sarà la denuncia diretta per estorsione e stalking ai capi degli uffici comunali competenti. L’idea sarebbe quella di querelare le persone fisiche, una a una. Voglio vedere cosa succederà quando cominceranno a pagare di tasca propria. Di guerre in giro ce ne sono già troppo. Di un conflitto armato tra i cittadini con un Comune senz’anima, forse possiamo fare a meno…

 

 

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